Transit-2018-Christian-Petzold-12

La donna dello scrittore

Christian Petzold torna a misurarsi con la Storia, tracciando uno spazio eterotopico, di transito

Emigrare, scrive Chen He, scrittore contemporaneo di Wenzhou trasferitosi in Albania e poi in Canada, significa imboccare un lungo cammino costellato di sogni realizzati e sogni spezzati allo stesso tempo. Georg è un rifugiato tedesco nella Francia occupata dai nazifascisti. Sfuggendo ai rastrellamenti e preso possesso dell’identità di uno scrittore suicida, riesce ad arrivare a Marsiglia, uno spazio differente, un luogo altro in cui nessuno gli presta attenzione, in cui il migrante non viene visto ed è come un fantasma. Non esiste. Marsiglia è così un’area di transito dove il silenzio è formicolante e minaccioso e la storia è come se incedesse in un moto perenne, ripetendosi, riecheggiando quasi meccanicamente, questa volta anche visibilmente sotto la nostra pelle.

Transit-2018-Christian-Petzold-11

Dopo un film in cui memoria storica e melodramma identitario s’intrecciano in un racconto dalla lucidità e forza spiazzanti Il segreto del suo volto (2014), Christian Petzold torna a misurarsi con quella stessa Storia, riadattandone sfacciatamente spettri e immagini alla Francia di oggi. Infatti «il cinema ama i fantasmi, così come tutti gli esseri perduti» sostiene il regista, e La donna dello scrittore ne è pieno, pieno di quelle allucinazioni con cui, paradossalmente, è possibile dar vita a un preciso realismo di contorni e forme ben poggiate sul suolo – la città – e intorno come un’atmosfera di “magia” che faccia sentire le illimitate possibilità che il cinema ha, di coesione di trame, tempi e spazi.

1518946714403_0570x0400_1518946871790

Impianto temporale stratificato e intreccio multiforme e coerente sono gli elementi più lampanti e complessi del film di Petzold, riconducibili a un’idea di rappresentazione e a un modo di trattare la materia ben chiari. C’è la padronanza di determinate scelte formali, anch’essa dettata da una coscienza storica, il noir e il giallo con i cui meccanismi il racconto incalza regolare e senza sbavature, e c’è ancora una volta il melodramma, il genere della distanza incolmabile, dello scarto, e che in Petzold vive di suggestioni, primissimi piani e parole taciute. Dietro la messinscena perfetta, Marsiglia è il luogo eterotopico per eccellenza: Foucault sosteneva che le eterotopie fossero luoghi abitati da phantasma e in cui trovano spazio territori ontologicamente ibridi e sospesi tra reale e immaginario, posti reali in cui si giustappongono differenti spazi (o tempi, nel nostro caso) che di solito sarebbero incompatibili. La tragicità della storia passata e la condizione liminare di atavico passaggio e mai di permanenza di chi l’ha vissuta si riverberano in un presente che non è mai stato così vicino a ciò che è stato, costruendo, il cineasta tedesco, nient’altro che contrazioni e miniature di un male che vive e prende forma endemicamente, rispetto al ripetersi ciclico e sordo della storia dell’uomo. In questo senso, eterotopie sono zone vuote che la società e il potere relegano i margini, luoghi senza memoria, senza presente né passato, limbi di attese, ricerche e speranze che quasi mai si realizzano, dove si transita – il vagare, sconnesso, di Georg – senza mai sapere realmente dove ci si dirige.

transit

Grazie


Per 15 anni Paper Street è stata una rivista on-line di informazione culturale che ha seguito con i suoi accreditati i principali festival europei di cinema e musica: decine di collaboratori hanno scritto da tutta la penisola dando vita ad un archivio composto da centinaia di articoli, articoli che restano a disposizione di voi lettori che siete stati un numero incalcolabile nonché il motivo per cui, per tanto tempo, abbiamo scritto con passione per questo progetto editoriale che ci ha riempiti di soddisfazioni.

This will close in 30 seconds