it 2017

IT – Andy Muschietti

«Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia». Un incipit come questo è scolpito nella memoria di intere generazioni che hanno subito il fascino del meraviglioso romanzo di Stephen King. L’immaginario di IT è davvero iconico: la barchetta di carta, la mantellina gialla, i palloncini rossi, la cittadina di Derry, i Perdenti…

Per questa trasposizione cinematografica, che non ha bisogno di molte presentazioni, la sfida era riuscire a mettere in scena la magia e il terrore dell’imponente opera di King. Il regista argentino Andy Muschietti – che ha diretto l’horror La madre – e il suo team di sceneggiatori (tra cui Cary Fukunaga) hanno operato scelte forti ma convincenti per rendere al meglio le atmosfere e i temi principali del libro. Mentre la storia di King è un alternarsi di passato e presente, il film prende invece in considerazione esclusivamente la parte in cui i protagonisti (i Perdenti) sono bambini, in previsione di un secondo capitolo in cui verranno narrate le vicende dei personaggi da adulti. E visti i risultati del film in America, dove si è classificato al primo posto come horror con il maggiore incasso nella storia, è normale aspettarsi un seguito.

L’altra grande modifica riguarda il periodo in cui è ambientata la storia: nel romanzo sono gli anni Cinquanta, nel film gli anni Ottanta. Muschietti sceglie, in modo intelligente, di raccontare quello che lui conosce e quindi i mostri e le paure della sua generazione, senza però tradire il senso del libro. E dunque IT è un’operazione riuscita, una trasposizione molto fedele all’originale di carta e inchiostro. È un film dell’orrore che riesce a spaventare ma che non trascura gli altri fondamentali elementi della storia. IT è stratificato, c’è la riflessione sulla paura, diversa per ognuno dei giovani protagonisti, ma ci sono anche l’importanza dell’amicizia e l’indifferenza degli adulti nei confronti degli incubi che solo i bambini riescono a vedere.

Il cast è un ulteriore punto a favore del film, a partire dai ragazzini che compongono il Club dei Perdenti (fra cui Finn Wolfhard di Stranger Things) fino ad arrivare a Pennywise il clown. L’inquietante pagliaccio, interpretato da Bill Skarsgård, ha un look molto diverso da quello di Tim Curry nel film per la TV del 1990. Muschietti sceglie, saggiamente, una strada diversa: il nuovo Pennywise ha un costume d’epoca, quasi elisabettiano, come a suggerire che il Male di IT esiste da sempre. Ma anche il clown di Skarsgård, con il suo ghigno inquietante, riuscirà sicuramente a spaventare una nuova generazione di adolescenti, così come il Pennywise di Tim Curry ha fatto in passato.

IT è quindi la buona e riuscita trasposizione cinematografica di un’opera complessa e impegnativa. È un film che non delude le aspettative dei lettori fan di Stephen King, ma che si rivolge anche a un pubblico più ampio. Non si tratta certo di un capolavoro, ma di un film ben realizzato che rispetta le atmosfere, i personaggi e i temi della storia di partenza. IT invoglia non solo ad attendere con ansia il secondo capitolo, ma anche a (ri)leggere e (ri)scoprire il romanzo di King.

 

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