Vincent Cassel ed Emmanuelle Bercot sono i protagonisti assoluti di Mon Roi, dramma amoroso agrodolce scritto e diretto dall’attrice francese Maïwenn. Classe 1976, ha preso parte in numerose produzioni francesi e non solo (fra cui ricordiamo Leon, Il quinto elemento e Alta tensione), oltre ad aver avviato una carriera da regista (suo il precedente Polisse del 2011).
Tony (diminutivo di Antoinette) durante una discesa sugli sci cade e compromette il ginocchio. Viene quindi ricoverata in un istituto riabilitativo, in cui affronta una lunga e faticosa fisioterapia per recuperarne la mobilità. Qui attraverso una serie di flashback si apprende ciò che ha preceduto l'incidente, cioè una storia d'amore passionale quanto sofferta tra lei e Georgio, un uomo pieno di vita ed esuberante, ma con alcuni scheletri nell'armadio che Tony scoprirà a proprie spese. La riabilitazione nel presente procede parallelamente all'incedere degli alti e bassi della relazione amorosa nel passato, facendo emergere un aspetto comune alle due vicende: la voglia di lottare per ciò cui si tiene.
Mon Roi dimostra quanto sia difficile raccontare una vicenda semplice: a livello di trama non c’è niente di nuovo il toccare le corde più profonde di una relazione amorosa è un tema cinematografico ormai diffuso (pensiamo solo al recente Nessuno si salva da solo di Castellitto, che gli somiglia anche nella struttura narrativa). Ciò che fa Maïwenn è conferire al film un’incredibile ricchezza di dettagli: attraverso dialoghi sopra le righe, situazioni grottesche e terribili, felicità, tensione a ansia si percepisce con perfetta chiarezza cosa implica vivere una storia d’amore (comune, non fiabesca). Tutto ciò è reso possibile anche dalla notevole versatilità di Emmanuelle Bercot (miglior attrice al Festival di Cannes) e Vincent Cassel: Tony è essenzialmente una donna sensibile, che cerca umilmente di essere felice con una tenacia invidiabile; Georgio è il marito apparentemente perfetto, tuttavia spiritualmente ambiguo e mutevole, in grado di sfoggiare lati inediti del suo carattere. Entrambi danno il meglio e il peggio di sé durante la storia e ciò li rende personaggi psicologicamente completi.
Come accennato, ciò che lega le due vicende è la lotta di Tony a riavere la felicità persa. Da un lato, la donna deve superare il dolore fisico di un ginocchio rotto e morale della costrizione su una sedia a rotelle; dall'altro deve stare a galla nella storia con Georgio, che rischia di annegarla quando questi non la rispetta più. Diventa quindi interessante l’identificazione del ginocchio con il marito: entrambi causano dolore, devono essere gestiti con determinazione e sono essenziali per lei. Da qui, l’ostinazione e la sudditanza di Tony a Georgio suggeriscono una possibile chiave di interpretazione del titolo.