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Hostiles

Un road-movie western decisamente anacronistico

«Nella sua essenza, l’anima americana è dura, solitaria, stoica e assassina. Finora non si è mai fusa». Con questa fra di D. H. Lawrence si apre Hostiles (2017) il nuovo film di Scott Cooper, già regista di Crazy Heart (2009), Il fuoco della vendetta (Out of the Furnace, 2013) e Black Mass (2015), con cui torna alle origini della storia americana e prova ad affondare le mani nel genere più americano che esista: il westernHostiles è ambientato nel 1892, la rivoluzione industriale sullo sfondo, le costruzioni delle grandi ferrovie, mentre le popolazioni indigene vengono sconfitte e sottomesse. La frontiera si è spostata sempre più a ovest fino a dissolversi. In questo clima di continue tensioni fra uomini bianchi e indiani, si sviluppa la storia del tormentato capitano Joseph Blocker (Christian Bale), incaricato di scortare il capo Cheyenne Falco Giallo (Wes Studi) fino alle sue terre, dove sarà poi liberato insieme alla sua famiglia. Nel tragitto dal Nuovo Messico fino alle praterie del Montana, Blocker incontra la vedova Rosalee Quaid (Rosamund Pike) a cui un gruppo di Comanche ha ucciso il marito e i figli.

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Il film di Scott Cooper è un road movie western che tenta di giocare con gli stereotipi di cowboys e indiani, ribaltandoli. Tuttavia, il risultato non sembra essere del tutto convincente dal momento che, questa odissea del far west inciampa in tutti gli espedienti narrativi tipici del genere: due uomini, acerrimi nemici più per convenzione di ruoli che per altro, si scoprono più simili di quanto si sarebbero aspettati. Così, la collaborazione fra bianco e indiano si fortifica man mano che scorre il film e lo spettatore è invitato a cercare il vero nemico, che sia un Comanche o un soldato americano. Una struttura che non è nuova, un messaggio che per quanto interessante, non viene mai sviluppato in modo originale. Inoltre, la storia della giovane vedova non fa che appesantire un film che scorre lento e sembra datato, anacronistico.

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È ancora possibile raccontare qualcosa di nuovo attraverso un genere visitato e rivisitato? La risposta è positiva se si guarda, per esempio, a un film come Damsel, diretto dai fratelli Zellner e in concorso al Festival di Berlino 2018. Damsel mantiene l’ambientazione di un western, ma si veste di parodia, senza ridicolizzare una riflessione interessante sul ruolo della donna; infatti, è centrale il personaggio di Mia Wasikowska, una damsel (not) in distress che, appunto, non ha nessun bisogno di essere salvata. La figura femminile di Hostiles, invece, risulta debole anche quando vorrebbe essere combattiva e l’interpretazione di Rosamund Pike non aiuta a migliorare le sorti del suo personaggio.

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Hostiles è quindi un tentativo piuttosto fallito da parte di Scott Cooper, che si perde in situazioni già viste e in una regia senza spessore; insomma, non riesce a trovare la chiave giusta per raccontare la sua storia sulla vera natura dell’anima americana.

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