il fuoco della vendetta

Il fuoco della vendetta – Scott Cooper

Stranamente, nonostante la popolarità acquisita nell’ultima decade (un Batman qui, un Oscar là) era dai tempi di American Psycho (2000) che Christian Bale non si ritrovava ad essere l’unico volto sulla locandina di un film. Il fuoco della vendetta – Out of the Furnace, in lingua originale – scritto e diretto da Scott Cooper, vale la pena di esser visto fosse anche solo per l’interpretazione di Bale.

La storia è piuttosto semplice: Russell Baze (Christian Bale) fa del suo meglio per sopravvivere in un luogo in cui il sogno americano è morto e in decomposizione da ormai parecchio tempo. Di giorno, operaio senza nessuna prospettiva di crescita nell’acciaieria locale; di notte si prende cura del padre malato terminale. Suo fratello Rodney (un energico Casey Affleck), reduce da una missione in Iraq, rientra dal Medio Oriente con delle evidenti cicatrici fisiche – che non sono nulla paragonate a quelle emotive. Rodney – assieme a un Willem Dafoe che maldestramente vorrebbe essere una persona molto buona che fa cose molto cattive – resta coinvolto nel giro di una delle più brutali organizzazioni criminali del nord est degli Stati Uniti, che organizza incontri clandestini di lotta. Quando Rodney scompare misteriosamente, di fronte all’incapacità della polizia di fornire delle risposte credibili, Russell, decide di mettersi personalmente alla ricerca del fratello, rischiando la vita pur di scoprire che fine abbia fatto.

Il fuoco della vendetta dipinge un’umanità in caduta libera, oppressa dalla crisi economica. Più che un film, un poema, portato in vita dalla direzione dura e claustrofobica di Cooper e dal direttore della fotografia, Masanobu Takayamagi, che getta una luce fredda sull’ambiente, costringendo lo spettatore a notare come ogni cosa qui stia marcendo inesorabilmente. L’accompagnamento musicale di Dicjon Hinchliffe è semplicemente perfetto, intimo, profondo e mascolino.

Il fuoco della vendetta è quel genere di film che raramente vediamo al cinema: un drama pieno di sentimento capace di dimostrare che l’ambizione non deve necessariamente poggiare sulle dimensioni del budget a disposizione.

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