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Zero Days – Alex Gibney

Presentato in concorso alla 66esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, Zero Days, l’ultimo film del regista Alex Gibney, premio Oscar per il Miglior Documentario nel 2003 con Taxi to the Dark Side, viene mostrato in anteprima italiana al Biografilm Festival nella sezione “The Brand New World”, che raccoglie titoli atti ad investigare la più importante rivoluzione degli ultimi decenni, ovvero quella informatica.

Il titolo stesso del film si riferisce ad una tipologia di attacco informatico che sfrutta bug software non ancora noti, al fine di colpire uno specifico nodo internet senza lasciare alcuna traccia riconducibile ai programmatori del virus. Zero Days si concentra su Stuxnet un malware che colpì nel 2007 il sistema della centrale nucleare di Natanz, in Iran, causando la distruzione delle centrifughe a gas necessarie a finalizzare il processo di arricchimento dell’uranio. Nel 2010 il virus venne individuato, dopo essersi diffuso in maniera incontrollabile in tutto il mondo, e preso in analisi da esperti “cyberdetective”, i quali, tuttavia, data la struttura estremamente sofisticata, non ne riuscivano a stabilire la provenienza.

Gibney raccoglie diverse voci e opinioni di esperti informatici ed esponenti del governo dell’allora presidente Bush, tra cui l’NSA (National Security Agency) e la CIA (Central Intelligence Agency). Nonostante le smentite e la segretezza che celava i file classificati, si scoprì che furono effettivamente gli Stati Uniti, in accordo con il governo israeliano, a fabbricare il virus e far partire l’attacco in modo da sabotare il programma nucleare iraniano.

Interessato alla verità così come ai concetti chiave Gibney illustra gli avvenimenti introducendone i protagonisti, ritornando più volte su alcuni passaggi in modo da gettare luce e chiarezza su una vicenda piuttosto complicata. Attraverso un ritmo serrato, quasi da “spy-story”, una costruzione visiva inerente al mondo informatico, basata su grafici e codici che scorrono sullo schermo, il film cala lo spettatore in una dimensione che lascia da parte il lato fantascientifico e complottista, ancorandosi ad una solida base di informazioni la cui veridicità e credibilità è stata certificata da varie fonti autorevoli e istituzionali. Focalizzandosi sull’avvenimento che avrebbe potuto dare inizio ad una Terza guerra mondiale, Gibney pone l’accento sull’importanza e il ruolo che stanno avendo e che avranno i nuovi sistemi informatici nelle strategie militari (cyberwar), dando spazio a stimolanti riflessioni e quesiti sul futuro della guerra e della sua stessa concezione.

La continua e irrefrenabile espansione tecnologica ha dato vita a risorse che possono essere usate con discreta facilità e duttilità, anche dal nemico, come il film stesso suggerisce, mostrando la “cyber” controffensiva iraniana nei confronti dell’America, che colpì alcune banche e piattaforme petrolifere, ma ipoteticamente il target può essere qualsiasi tipo di struttura, arrecando danni fisici e materiali potenzialmente spaventosi.

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