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The Souvenir

Un film criptico, fatto di lacune e silenzi che possono spaesare lo spettatore ma che lo calano nell'intensità e nella tragicità della vicenda.

In una recente conversazione con il direttore del New York Film Festival, Martin Scorsese ha parlato della pellicola Archipelago di Joanna Hogg, con parole di elogio per la regista inglese, in particolare per la  sua capacità di far riflettere nel paesaggio lo stato d’animo dei protagonisti. Non è quindi un caso che lo stesso Scorsese abbia accettato di essere tra i produttori esecutivi dell’ultimo film della Hogg, The Souvenir. In The Souvenir non c’è però il paesaggio naturale, aspro e roccioso, sfondo della complicata storia familiare di Archipelago: siamo infatti nella Londra degli anni ’80, all’interno dell’appartamento di Julie, studentessa di cinema, ubicato nella zona più ricca della città. Julie è interpretata da Honor Swinton Bryne, figlia di Tilda Swinton, che a sua volta le fa da madre anche nel film. E già quest’ultima presenza può dire molto di The Souvenir: Tilda Swinton è sì amica di lunga data della Hogg, ma è anche e soprattutto un’attrice che si è sempre prestata a film complessi e non immediatamente decifrabili, a sceneggiature piene di doppi fondi e interpretabili da più angolazioni.

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Julie inizia a frequentare Anthony (Tom Burke), un giovane conosciuto a una festa. Entrambi sono  ricchi, raffinati, dai gusti ricercati, spesso immersi in colte conversazioni sul cinema, sulla musica e sulla letteratura. Lui le parla dei film di Powell e Pressburger, lei capisce di essersi innamorata di lui di fronte al dipinto di Jean-Honoré Fragonard, The Souvenir appunto. Questa loro condizione di “well-off”, per dirla alla Scorsese, ovvero di persone colte e benestanti, scena dopo scena, inizia a rarefarsi sempre di più e a rendersi manifesta solo nei luoghi dove i due pranzano e si incontrano di volta in volta. Ben presto i due infatti si mostrano per quello che sono. Julie vive male la sua condizione economica, se ne vergogna tanto da cercare di oltrepassarla, in maniera ingenua, con il progetto di un lungometraggio sulla classe lavoratrice di Sunderland, quasi irriso dai suoi supervisori. Anthony invece si mostra sfuggente: lavora per gli Affari Esteri ed è costretto a viaggiare spesso.

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Durante una cena però questo suo essere sfuggente trova un nome; a Julie viene reso noto, in maniera disinvolta, ciò che forse ella già sospettava: la tossicodipendenza di Anthony. A questo punto del film, la poca chiarezza sulla storia tra i due, la confusione e le ambiguità già percepite, sembrano moltiplicarsi. Non si capisce bene chi sia Anthony, se lavori effettivamente agli Esteri, come reagisca Julie ai suoi furti e alle sue continue richieste di denaro per comprarsi la droga, se la madre di lei abbia capito il problema di Anthony. Eppure, mentre ci si sta quasi stancando di non capire e si esige una dialogicità chiarificatrice ecco che ci si rende conto di come la regia di Joanna Hogg ci tenga in pugno. I contrasti di luci e ombre ai quali la regista si affida per rappresentare gli alti e bassi della storia tra Julie e Anthony si rafforzano; nell’appartamento di Julie, luogo sicuro, c’è molta luce e ci sono degli specchi che monitorano i due. Fuori di lì, quando lei lo accompagna per i suoi strani appuntamenti o quando vanno a Venezia per una breve vacanza, l’atmosfera è buia. E mentre i compagni di studio di Julie, parlano del cinema di Besson, del film Diva di Beineix, mentre il cinema e la musica stanno cambiando, ci si accorge che Julie ha perso tutto questo per rimanere tragicamente coinvolta dalla storia con Anthony e che lui è rimasto intrappolato nella sua tossicodipendenza, pur volendone uscire. Dalla storia d’amore dei due alla Londra degli anni ‘80 e al cinema di quel periodo: questo è il circuito del film al quale lo spettatore si deve aprire in modo pratico e profondo al tempo stesso.

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In The Souvenir, Hogg ha certo spinto al massimo la sua cifra registica, col rischio di lasciare lo spettatore spaesato, imponendogli spesso e volentieri lacune e silenzi. Una volta accettato questo, The Souvenir non può tuttavia non offrirsi nella sua intensità e tragicità e rendersi un film dal quale non ci si affranca facilmente dopo la prima visione. A tutto questo si aggiunge poi la curiosità per una scelta ulteriormente spaesante da parte della Hogg: l’annuncio, dopo la fine del film, di The Souvenir part II

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