Joker_(film_2019)

Cronache dal lido #2 – Venezia 76

Ci può essere “amore” nel mezzo di un divorzio? E’ ancora possibile, per una coppia in crisi, non finire triturata da matrimonialisti pronti a divorarne patrimoni ed identità? Si può tentare in simile circostanze di non disperdere completamente quell’affetto che l’ha fatta formare? Il meccanismo (perverso) sembra costruito apposta per distruggere, ma potrebbe incepparsi. Succede nella love story “nonostante tutto” tra Nicole (Scarlett Johansson) e Charlie (Adam Driver), protagonisti di A Marriage Story, nuovo lungometraggio firmato Noah Baumbach presentato in concorso.  Raffinato ed efficace nella scrittura, questo racconto di matrimonio impossibile ai tempi moderni si sostiene magnificamente sulla recitazione di tutti i grandi interpreti presenti nel cast. A cominciare dai due eccellenti attori protagonisti, Adam Driver e Scarlett Johansson, capaci di costruire una alchimia davvero straordinaria. Accanto a loro numerose altre scelte vincenti nei ruoli di comprimari, dai due avvocati-squalo Laura Dern e Ray Liotta fino agli splendidi volti alleniani di Alan Alda e Wallace Shawn, esplicito omaggio di Baumbach al suo “padre” cinematografico. (Stefano Lorusso)

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A distanza di tre anni da JackiePablo Larrain torna a girare in Cile, precisamente a Valparaiso, per una personale “meditazione sul corpo umano, sulla danza e sulla maternità“. Ema è una storia di errori, di persone fragili che si feriscono continuamente ma si amano genuinamente, di rapporti interpersonali e sessuali, di musica, di danza, ma anche di famiglia, non tradizionale, ovviamente. Larrain sembra interessato a una narrazione differente rispetto al passato, sintomo di un autore sempre più solido e maturo. Come Ema (Mariana di Girolamo) prova a insegnare ai bambini la libertà anche il film vuole trasmettere un senso di libertà alla quale tendere, uscendo dagli schemi e lottando strenuamente e con astuzia per raggiungere quello che si desidera. Recitazione, estetica, regia, montaggio, fotografia e suono conferiscono la forma ideale a uno dei contenuti più interessanti visti finora in concorso a questa 76esima Mostra del cinema di Venezia. (Stefano Careddu)

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La presenza di Joker come film in concorso alla 76° Mostra del Cinema di Venezia ha suscitato nel pubblico un misto tra diffidenza, per le sue radici fumettistiche, non sempre binomio di qualità al cinema, e curiosità, per la peculiarità dei primi trailer mostrati e per l’attesa interpretazione di Joaquin Phoenix nei panni dell’acerrimo nemico di Batman. Ogni dubbio è stato fugato dagli scroscianti applausi al temine della prima veneziana. Dai rimandi alle pellicole scorsesiane, tra cui la grande ispirazione a Re per una notte, a citazioni al mondo Dc e ai film di Nolan, in una distorsione di Gotham e dei suoi abitanti dal punto di vista di uno psicopatico. Il concetto di follia, e della libertà nell’esserlo, è al centro di una imponente caratterizzazione di Arthur Fleck, che, grazie al trasformismo di Phoenix, mette in scena un personaggio umano e fallace, lontano però dal macchiettismo di alcune iterazioni precedenti del villain. Joker sa raccontare le turbe psicologiche e le dinamiche di scontro di classe, riuscendo a bilanciare i vari aspetti della narrazione per consegnare un prodotto di estrema qualità, prescindendo dalle distinzioni di appartenenza ad un genere cinematografico predefinito. (Andrea Damiano)

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Dopo le dure parole che Lucrecia Martel, presidente di giuria, ha riservato nella prima giornata veneziana a Roman Polanski, ieri è stato il giorno della proiezione del film del regista franco polacco. In J’accuse Polanski ricostruisce l’affare Dreyfus, entrandovi  in medias res. La prima scena è infatti quella della pubblica degradazione di Dreyfus, interpretato da un poco riconoscibile Louis Garrel. Presente alla condanna del militare vi è un soddisfatto e compiaciuto Picquart (Jean Dujardin), ufficiale che di lì a breve sarà messo a capo dei servizi segreti. Sarà questa una fatale congiuntura, che permetterà a Picquart di comprendere l’ingiustizia inflitta all’innocente Dreyfus e i misfatti provocati dalla corruzione politica e dal compatto e omertoso silenzio vigente nell’esercito. Nel racconto della lotta di Picquart per rivelare tale ingiustizia, Polanski si addentra in maniera mirabile e potente nella Parigi di allora, dando un’impronta psicologica raffinata e precisa a tutti i personaggi, da quelli principali a quelli secondari, come l’amante di Picquart (Emmanuelle Seigner), i sottoposti dell’esercito, i politici del tempo e la grande figura di Zola, autore del celebre J’accuse. (Giulia Angonese)

EXCLUSIF.-Le-JDD-a-assiste-au-dernier-jour-de-tournage-du-film-de-Roman-Polanski-sur-l-affaire-Dreyfus

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