Benicio Del Toro in SICARIO: Day of the Soldado

Sicario: Day of the Soldado

Un grande sequel di solido intrattenimento e di profondo impegno sociale, che non sta dentro una facile etichettatura di genere.

Evoluzione. Mentre Denis Villeneuve si occupava del sequel più difficile del cinema recente (cioè Blade Runner 2049), il nostro Stefano Sollima stringeva un prezioso sodalizio con lo sceneggiatore e regista Taylor Sheridan, il quale aveva già fatto conoscere il suo polso narrativo con la regia de I segreti di Wind River (2017) e lo script di Sicario (2015): come poteva quindi essere l’esordio in terra americana dello showrunner di prodotti come la serie di Gomorra e Suburra?

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Sicario: Day of the Soldado rappresenta il prosieguo della storia degli agenti della CIA Matt Graver (Josh Brolin) e Alejandro (Benicio del Toro), seppur privo di espliciti rimandi al primo film diretto da Villeneuve. Sollima porta avanti in parallelo due storylines con un incastro finale ad orologeria meccanica: da una parte i due protagonisti, dopo aver individuato i responsabili di un attentato terroristico nel cartello della droga di Carlos Reyes, fanno scatenare una guerra tra cartelli rapendo la figlia di Reyes, Isabel (Isabela Moner); dall’altra il giovane Miguel entra nel mondo del traffico di migranti fra Messico e Stati Uniti, trovandosi ad affrontare esperienze terribili.

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Evoluzione. Se nel primo episodio l’occhio era puntato sulla capacità della CIA di raggiungere il fine giustificando ogni mezzo, Soldado parte da qui per poi gettare luce sulla gravità dell’immigrazione clandestina con lucro. La vena tragica del film scandaglia una triste realtà di frontiera, dove chi fugge insegue un sogno americano, chi insegue applica la legge e chi regola combatte la povertà illegalmente. La sensibilità della penna di Sheridan non giudica e al contempo l’iperrealismo a cui è ben avvezzo Sollima descrive bene i risvolti e la violenza di questo ambiente.

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La violenza è sì visiva, ma soprattutto psicologica, esistenziale. L’azione è rallentata e inesorabile, i vasti deserti messicani appaiono freddi (complice anche l’abile lavoro di fotografia di Dariusz Wolski), tutto protende verso una fine prossima e tremenda. Il bersaglio finale della guerra scatenata dalla CIA non si vede mai, perché la lotta ai cartelli messicani non ha un volto nemico tolto il quale può terminare.

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Evoluzione. Il giorno del Soldado è quello di Alejandro, che da sicario che era nel primo film, diventa un soldato al servizio degli Stati Uniti, chiamato a scortare l’innocente Isabel nelle lande del deserto messicano, protagonista di una toccante sequenza in cui rivive la propria tragedia personale; il giorno del Soldado è quello di Miguel, che nel traffico clandestino di persone si trova a dover uccidere un uomo, atto estremo di iniziazione al gruppo di criminali che lo affiliano; il giorno del Soldado è anche quello di Isabel, coinvolta in mezzo a scontri e sparatorie di una guerra non sua, sballottolata da una camionetta militare a un rifugio, a una casa isolata, fin nel mezzo del deserto.

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