Safe-Neighborhood Peckover

Safe Neighborhood – Chris Peckover

Safe Neighborhood di Sam Peckover è un riuscitissimo thriller grottesco (con elementi della tradizione orrorifica) su un mefistofelico e capriccioso tredicenne di nome Lukas. Presentato alla trentaquattresima edizione del Torino Film Festival nella sezione After Hours la pellicola è una piacevole sorpresa; attraverso rovesciamenti di prospettiva, continui colpi di scena e un’alternanza di generi sapientemente gestiti da Peckover il film fa il verso (in parte) alle pellicole che solitamente proliferano durante il periodo natalizio.

I rassicuranti coniugi Lerner decidono di trascorrere la vigilia di natale fuori casa, lasciando il giovane figlio Lukas da solo con l’affascinante baby-sitter Ashley (di cui Luke è segretamente innamorato). Si prospetta una serata all’insegna di cibo spazzatura e film alla tv ma sfortunatamente qualcuno busserà alla porta della casa decretando la fine della tranquillità e dando il via ad una serie di terribili violenze.

Il punto di forza di Safe Neighborhood è innanzitutto il cast: tre fantastici giovanissimi attori, tra cui spicca Levi Miller che con il suo faccino da angioletto rende il suo personaggio ancora più ambiguo e “creepy” regalandoci un’interpretazione da vero fuoriclasse. Olivia DeJonge che interpreta Ashley è la tata vittima di ogni tipo di angheria e tortura che non si arrende e tenta in tutti i modi di sopravvivere alla follia omicida dell’inquietante “dark boy” che indossa felpe con le renne disegnate e ha un debole per l’ordine, la mamma e le decorazioni natalizie. La potenza del film sta anche nel fatto che lo spettatore non ha alcuna idea delle intenzioni dei personaggi venendo completamente trasportato in questo assurdo e delirante incubo in cui è impossibile trovare appigli o punti di riferimento.

La pellicola – a metà strada tra Mamma ho perso l’aereo di Chris Columbus e Funny Games di Michael Haneke – è anche una chiara parodia dei film natalizi che imperversano nella stagione invernale. Festoni, renne luccicanti, maglioni imbarazzanti, canti di natale vengono alternati a momenti di pura e irrazionale violenza che manderebbero in brodo di giuggiole qualunque appassionato cinefilo. Il film infatti è fitto di citazioni/rimandi all’horror classico: dalla telefonata senza risposta di The Ring alla maschera e all’innocente brutalità di Venerdì 13 ma anche al modello della family comedy.

Fondendo i generi, Peckover cerca di produrre una sorta di mondo a parte in cui nulla è come ci si aspetta, in cui non ci sono regola ma vige l’anarchia (anche quella cinematografica). Il mondo degli adolescenti, tipico dell’immaginario seriale americano, entra così in collisione con la violenza, le tensioni e l’imprevedibilità degli horror, rendendo Safe Neighborhood un vero cult.

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