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Rio 2096 – Luiz Bolognesi

Una storia d’amore e di furia

Il Brasile in queste settimane è al centro del mondo. Ospita i Mondiali di calcio, fra due anni a Rio si terrà anche l’Olimpiade. Grandi eventi la cui gigantesca macchina organizzativa ha messo nuovamente sotto i riflettori le contraddizioni di un paese enorme, dalla storia travagliata, dalla società ancora lacerata da profondi conflitti e diseguaglianze. Arriva con tempismo non casuale quindi nelle sale italiane Rio 2096 – Una storia d’amore e di furia, anomalo e interessante film d’animazione firmato da Luiz Bolognesi, sceneggiatore brasiliano alla prima prova come regista, distintosi per aver scritto con Marco Bechis l’immeritatamente dimenticato BirdWatchers, dramma di ambientazione amazzonica in concorso a Venezia nel 2008.

Rio 2096 è un racconto di formazione e resistenza che attraversa cinque secoli di storia del Brasile, attraverso quattro quadri, finendo in un futuro cupo e distopico. Si parte ai tempi della colonizzazione europea, quando “brasil” era una pianta e la baia di Guanabara (su cui sorgerà Rio de Janeiro) era abitata dagli indios Tupinambas: mentre francesi e portoghesi si contendono il continente un giovane guerriero viene scelto dagli dei per difendere il suo popolo dalle forze del male, non potrà morire ma solo combattere per la giustizia e amare la stessa donna, in ogni sua incarnazione. La trama è quindi divisa in quattro momenti topici in cui si gioca l’eterna lotta tra il sopruso e la giustizia, tra il popolo e il potere. Il protagonista sarà strenuo quanto fallimentare combattente per la sopravvivenza degli indios, per la liberazione degli schiavi dalle piantagioni, per la democrazia durante la dittatura militare, per il diritto all’acqua potabile in un arido e probabile futuro dove la risorsa più importante è in mano a spietate multinazionali.

Un “cartone animato” adulto che tocca temi importanti, divulga in maniera semplice, certamente non immune da retorica, la storia insanguinata del Brasile aprendo uno squarcio verosimile quanto inquietante su un futuro non così lontano. La resa di disegni e animazione è affascinante soprattutto per quanto riguardi ambienti, sfondi, campi lunghi di straordinario impatto visivo. Meno riusciti sono invece i disegni delle figure umane, dalla bidimensionalità un po’ troppo debitrice della Pocahontas disneyana. Anche la sceneggiatura, impigliata nelle gabbie strette di un minutaggio breve per un così vasto e frastagliato orizzonte narrativo pecca a volte di semplificazioni, di dialoghi non brillantissimi, di manicheismo. Ma la forza iconografica di tante sequenze, la preziosa testimonianza su momenti bui di una Storia che non ci può lasciare indifferenti anche dall’Europa rendono Rio 2096 un film certamente da vedere.

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