Monos

Monos

Adolescenza e guerriglia colombiana

Un’altra vittima cinematografica in questi tempi difficili è Monos, opera terza dell’autore colombiano Alejandro Landes, che sarebbe dovuta uscire nelle nostre sale giovedì 26 marzo. Il film narra le vicende di un gruppo di otto giovanissimi soldati dai nomi in codice come ad esempio Rambo, Patagrande, Wolf e Boom Boom, che hanno il compito di sorvegliare una donna statunitense tenuta in ostaggio, chiamata genericamente Doctora (Dottoressa), interpretata da Julianne Nicholson. Questi giovani Monos (scimmie) rappresentano una sorta di famiglia non convenzionale, persone che non hanno nulla al mondo se non gli altri membri del gruppo. Tanti fratelli che sottostanno agli ordini di una non meglio definita Organizzazione, rappresentata solamente da un piccolo uomo che li istruisce prima e con cui poi rimangono in contatto radiofonico. Il corso degli eventi e le difficoltà della vita nella giungla inizieranno a erodere gli intricati legami interpersonali, fino a scatenare il caos e a far prevalere nel gruppo la legge del più forte.

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Monos, dopo aver vinto lo Special Jury Award al Sundance Film Festival, ha girato alcuni tra i più prestigiosi concorsi cinematografici mondiali: Berlinale, Cartagena International Film Festival e BAFICI per citarne alcuni, fino a diventare la proposta colombiana agli Oscar 2020, ma non entrando nella cinquina finale. Landes crea un mondo surreale, atemporale, rimandando alla recente storia del suo Paese, caratterizzato da una quasi perenne guerra civile (ufficialmente terminata con l’accordo tra Stato colombiano e FARC nel novembre 2016, ma tecnicamente ancora in atto) tra governo legittimo, organizzazioni paramilitari, guerriglieri e narcos, dove la misteriosa Organizzazione rappresentata richiama simbolicamente ognuna di queste piaghe sociali.

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La scelta di raccontare un gruppo di adolescenti è metafora della condizione in cui versa la Colombia, Paese alla continua ricerca di una propria identità sociale, ma allo stesso tempo anche molto realistica: spesso le organizzazioni criminali o ribelli (in tutto il mondo, non solo in Colombia) trasformano i ragazzi in carcerieri poiché ne rappresentano la strada più economica. Come suggerisce il titolo non esiste un personaggio principale, protagonista è il gruppo, composto da attori di differente estrazione e provenienza, sia da un punto di vista sociale che dal lato professionale: chi è alla prima esperienza cinematografica, chi proviene da una compagnia teatrale di un centro di recupero per tossicodipendenti e chi invece, da bambino, prese parte alla serie USA Hanna Montana, per arrivare all’istruttore, interpretato da Wilson Salazar, ex bambino soldato, ex guerrigliero FARC cresciuto tra giungla e montagna sulla cui testa, fino a tre anni prima delle riprese, pendeva una taglia.

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Monos è un’opera intensa che racconta il caos e l’assurdità della guerra (della guerriglia in questo caso) dal punto di vista di adolescenti, non ancora formati, i quali partono dalla quasi meccanica obbedienza agli ordini e all’addestramento, ma dimostrandosi sul lungo termine incapaci di controllare la propria natura umana, tenera e fragile o dura e spietata che sia, finendo per sovvertire ogni regola e gerarchia iniziale. Landes conferisce al film un taglio naturalista, stilizzato e minimale, che rispecchia il suo interesse per l’architettura (nel 2016 partecipa al progetto di Casa Bahia a Miami, vincendo anche un premio), specialmente nelle sequenze iniziali. Anche la componente musicale restituisce tali caratteristiche, grazie al lavoro di Mica Levi, musicista anglosassone classe 1987, alla terza composizione per il cinema (dopo Under the skin e Jackie) il cui lavoro è stato premiato con il Best Original Score al BAFICI 2019.

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