Peter Von Kant di François Ozon François Ozon ha aperto la 72a Berlinale con l’atteso Peter von Kant, sua rilettura del capolavoro di Fassbinder del 1972 Le lacrime amare di Petra von Kant. Un omaggio al cinema del grande autore tedesco...
On the job: The Missing 8 (Erik Matti, Concorso) Giornalisti venduti, politici corrotti, sicari manovrati da poteri dello Stato. Le Filippine, nella realtà come nel cinema di Erik Matti, sono un paese in cui l’illegalità diffusa viene sistematicamente espunta da...
Freaks out (Gabriele Mainetti, Concorso) Nella Roma occupata del 1943, un gruppo di circensi guidati dall’ebreo Israel (Giorgio Tirabassi) in fuga verso l’America viene ostacolato dal gerarca nazista Franz (Franz Rogowski), che è alla ricerca di uomini dotati di superpoteri...
Mona Lisa and the Blood Moon (Ana Lily Amirpour, Concorso) A New Orleans, durante una notte di luna piena, una ragazza dai tratti orientali (Jeon Jong-seo) dotata di particolari poteri paranormali fugge dalla cella di isolamento in cui è rinchiusa. Ad...
Competencia Oficial (Gaston Duprat, Mariano Cohn, Concorso) Un anziano magnate dell’industria farmaceutica che decide di produrre un film per pura auto-celebrazione pre-postuma, una fiammeggiante regista incaricata di dirigerlo (Penelope Cruz), due interpreti maschili (Antonio Banderas e Oscar Martinez), antitetici per...
Il buco (Michelangelo Frammartino, Concorso) Nel 1961 un gruppo di giovani speleologi piemontesi esplora l’Abisso del Bifurto nell’altopiano del Pollino, mappandone per la prima volta la morfologia carsica, spingendosi fino a quasi 700 metri di profondità. Simultanea a questo doppio...
È stata la mano di Dio (Concorso) Tra i titoli più attesi del concorso veneziano numero 78 c’è sicuramente il decimo lungometraggio diretto da Paolo Sorrentino, prodotto da Netflix. Un numero non trascurabile: se infatti per certi versi questo può...
Maestro del surrealismo, Lech Majewski dirige un pastiche confuso e solo a sprazzi interessante, privo anche della carica perturbante a cui il regista ci ha abituato.
Un film che riprende i temi cari al regista, la sessualità, la formazione, le relazioni e i traumi, all’insegna di una ritrovata e compatta leggerezza.
Un film che parte come un neo-noir postmoderno, con tutti i topoi del caso, ma che riesce a non finire nella trappola vischiosa della nostalgia, raccontando in maniera disillusa una storia di generazioni perdute, sogni infranti e aspirazioni disattese.
L’ultimo film di Joe Wright racconta, in maniera predittiva, una condizione di reclusione, un noir/thriller psicologico che, attraverso gli schermi, confonde i punti di vista e ribalta i ruoli, un twist alla volta.
L’estetica anni 80 al servizio di un flusso etereo e narcotico. Difettoso ma con stile.