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A Hard Rain’s A – Gonna Fall

Che ce ne siamo accorti o no, sta finendo un decennio. Un decennio per sua natura si presta a facili semplificazioni, e grazie alla moda e a un’infarinatura di storia ci è facile definire in pochi secondi gli anni ’60, o gli anni ’80: sono facilmente riconoscibili. Ma per gli anni 0? Già la dicitura mette in difficoltà. Quello che vi propongo è un piccolo viaggio in questi anni attraverso i libri, che sono sempre stati un indicatore privilegiato, un luogo in cui spira forte lo spirito del tempo. Non sarà una classifica, i libri del decennio, anche perché non ho la presunzione e la preparazione per fare un’operazione simile, prendetela piuttosto come una mappa.

Come va il mondo? Male
Come va il mondo? Bene

La cosa che più mi colpisce di questi anni è la paura. Ci sono stati lunghi decenni di guerra fredda in cui si doveva fare i conti tutte le mattine con la paura della bomba ma, forse per reazione, sono stati decenni di grandi ideali, di fermenti culturali importanti che hanno attraversato l’occidente. All’ombra dei missili sono nati il postmoderno e la controcultura, il flower power in America, il Sessantotto in Europa. Poi è arrivato il disgelo, gli anni ’80 dell’edonismo reaganiano e ci si è cominciati tutti a rilassare. Con la caduta dell’Unione Sovietica c’è stato chi ha parlato di fine della Storia, dell’inizio di un ininterrotto periodo di benessere e democrazia sotto l’ombrello degli Stati Uniti. Poi una mattina ci siamo svegliati e abbiamo avuto paura. Paura degli arabi, dei clandestini, delle chat, di Dan Brown, della crisi economica, degli aerei, di polli e maiali col raffreddore, dei truzzi, dei cinesi, di Berlusconi e dei “comunisti”, del relativismo, eccetera eccetera eccetera. Gli anni 0 mi sembrano degli anni 80 a cui hanno tolto lo Xanax: vuoti e paranoici.

Anche nei libri che vi proporrò c’è tanta paura, c’è rabbia, c’è disgusto, ma anche voglia di andare avanti, impegno civile, voglia di affrontare questo mostro che chiamano Declino della Civiltà Occidentale. Per usare una locuzione vecchia, abusata ma che resta geniale nella sua sinteticità: apocalittici o integrati? Dobbiamo scavare una buca e li nasconderci ad aspettare l’apocalisse o accogliere il nuovo gioiosamente consapevoli che solo dal caos può nascere una stella danzante?

Risposte personali e parziali nei dieci libri che ho scelto, a cominciare dal primo, capolavoro apocalittico se ce ne è uno:

Non è un paese per vecchi – Cormac McCarthy

Grazie


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