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Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza – Luis Sepúlveda

Sepùlveda va dritto al cuore. Penetra negli anfratti nascosti delle pupille proiettandoci una quieta visione del mondo.

“Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” (Ugo Guanda editore) è l’odierna risposta provocatoria a chi teorizza la relatività del cosmo e l’apparenza illusoria della realtà.

Una lumaca parte per un viaggio alla scoperta di sé; vuole avere un nome, desidera essere chiamata e identificata ma, soprattutto, vuole capire come mai è così lenta rispetto a tutte le creature della Terra.

Lettura avvincente e spassosa: Sepùlveda racconta la libertà della lumaca attraverso un itinerario talmente semplice da risultare essenziale. Giardini, boschi, strade e autostrade sono i luoghi che incontriamo nella narrazione. Libertà è determinazione, il dolore è una traccia di speranza, tutto ciò che, finora, abbiamo visto e provato ci ha reso unici e irripetibili. L’autore disegna questi e molti altri concetti. Nella società del relativismo e dello scetticismo, i temi di Sepùlveda sono oro colato dalle pagine.

La lumaca riuscirà a trovare un nome, scoprirà il segreto della lentezza. Ma scoverà di più: spiccherà il volo con la forza del desiderio. Il centro dell’avventura si fonda sulla possibilità di desiderare, di capovolgere le carte in tavola attraverso un movimento del cuore – il desiderio, appunto – che spiazza le creature del mondo, indi provocando sconquassi psicologici.

[Il gufo disse] Io so volare ma non lo faccio. Una volta […] c’erano molti più alberi di quelli che si vedono adesso. […] Tutti quegli alberi erano la mia casa, volavo di ramo in ramo, e il ricordo di quegli alberi che non ci sono più mi pesa così tanto che non posso volare. Tu sei una giovane lumaca e tutto ciò che hai visto, tutto ciò che hai provato, amaro e dolce, pioggia e sole, freddo e notte, è dentro di te, e pesa, ed essendo così piccola quel peso ti rende lenta.

Grazie


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