Il figlio

I figli di Philipp Meyer. Una storia tra romanzo e serie tv

Solo chi ha perso la cognizione del tempo e dello spazio tra le pagine che hanno scandito le vicende dei McCullough, guarderà con occhio critico la rivisitazione in chiave seriale e cinematografica delle loro vite ad opera dell’American Movie Classics. E con questo processo di riscrittura si vuole andare oltre il concetto di adattamento televisivo, laddove chi fa indigestione costante di romanzi del calibro del giovane Philipp Meyer (1974), padre della stirpe dei McCullough, o del consolidato talento letterario di Jeffrey Eugenides o per dirla in grande, del sempre presente Hemingway, capirà che raccontare il vissuto di Eli McCullough non è cosa semplice.

The Son

La sua forza e la sua tenacia tese a una gelida tensione emotiva non solo non sono affare semplice, ma raccontandole in chiave cinematografica si rischia di deludere le aspettative di chi ha immaginato quelle scene lungo le 546 pagine di un’epica generazionale e familiare all’interno dell’acerbo panorama preindustriale texano, dalla nascita al declino e al crollo. Acclamato come uno dei romanzieri della nuova generazione di scrittori americani, Meyer con The son (prima edizione 2013 Ecco/HarperCollinsPublishers) è pronto a raccogliere l’eredità di Foster Wallace ed Hemingway. Decisamente originale per il suo percorso educativo e creativo, con la sua perizia da ricercatore storico ha tracciato un nuovo percorso scritturale e narrativo.
Distinguendosi per moderne qualità narrative e affabulatrici, racconta con lucida precisione la storia del Texas, delle sue origini, del sangue versato, delle colpe e dei castighi meritati.

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Il figlio (2014), tradotto per l’Einaudi da Cristiana Mennella, annuncia al pubblico il ritorno dell’inaspettato e talentuoso autore di Ruggine Americana. Sfidando il mercato del libro si è messo a nudo per una seconda volta architettando una struttura narrativa a più voci; Eli e Peter McCullough, capostipite il primo e figlio di un’eredità scomoda e spietata il secondo; e ancora Jeannie McCullough, unica voce femminile della storia, mente lucida nella coltre di fumo di un focolare innescato dalla miccia dei primi dollari macchiati di petrolio, il combustibile di una società il cui seme venne piantato con la stessa ferocia e prepotenza che animerà il corso della storia e la vendetta dei colpevoli. Basteranno allora un po’ di fiducia e un lecito tradimento alla “santa letteratura” per apprezzare il prodotto contemporaneo fuoriuscito da questo sublime romanzo fatto di colpe e rimorsi, violenza e amore, guerra e denaro.
Una serie tv in cui prendono parte letteratura e dramma cinematografico, vite intrecciate e corroborate dalla tumultuosa storia dell’America preindustriale, nella speranza di un positivo incontro tra i più fedeli calviniani e il giovane Tiehteti (Jacob Lofland); tra questi e la figura chiave del romanzo, la previdente Jeannie (Sydney Lucas); tra il lettore ideale e il gelido e maturo Eli McCullough (Pierce Brosnan) mentre punta il fucile contro il suo popolo.

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