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Un’Idea di Felicità – Luis Sepúlveda, Carlo Petrini

Alimentazione e politica, o meglio: l’alimentazione è politica. Questo sembra essere l’assunto principale che Luis Sepúlveda e Carlo Petrini mettono in luce in “Un’idea di felicità”, libro pubblicato di recente da Guanda e Slow Food® Editore.

L’uno, Sepúlveda, scrittore, poeta, giornalista, è una delle voci più note e incisive della letteratura contemporanea sudamericana; l’altro, Petrini, gastronomo e scrittore, fondatore dell’associazione Slow Food. Tra i due – nati entrambi nel 1949 – si instaura un dialogo che, partendo proprio dal comune interesse per il cibo, arriva ad abbracciare i diversi ambiti di interesse degli autori, fino a convergere in “un’idea di felicità” – come recita il titolo – che è il frutto maggiore di un rapporto rispettoso con l’ambiente e le risorse naturali.

Nel confronto che apre il libro, Sepúlveda ritorna sulla figura della lumaca, protagonista del suo ultimo racconto (Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Guanda 2013) e non a caso animale scelto come logo di Slow Food: “In tanti diversi contesti etnici la lumaca è simbolo di equilibrio. Perché la lumaca possiede il giusto, solamente il giusto. Ha lo spazio esatto in cui abitare, il suo esoscheletro: se deve crescere di due millimetri il suo esoscheletro cresce due millimetri, non di più”. Da questa immagine, poetica ma anche molto concreta per avvicinarsi al tema dell’equilibrio naturale, il discorso può dunque ampliarsi fino a comprendere la situazione politica attuale del Cile, dell’Uruguay di Pepe Mujica (protagonista di un simpatico incontro a Montevideo con lo stesso Sepúlveda), o dell’Ecuador di Rafael Correa, esempi diversi e indicativi del rapporto complesso fra l’America Latina e le nuove sfide politiche e alimentari, economiche e culturali.

Anche Petrini mette in gioco la sua esperienza evidenziando il ruolo svolto da Slow Food nel mondo e esponendo un’importante declinazione del concetto di “gastronomia”, molto distante dai modelli ormai diffusi in tutte le programmazioni televisive: “Se penso a che cos’è per me la gastronomia, finisco con il concludere che è una serie di relazioni, proprio come la felicità. Anche il cibo è una rete. Dietro a un alimento, a un piatto, ci sono le storie di tutte le persone che hanno concorso a portarlo fino alla mia bocca […]. Insomma, una rete fitta e complessa, tanto che il pensiero di percorrerla fa quasi venire le vertigini, ma che in realtà è la migliore immagine possibile della scienza gastronomica”.

Difficile dire se saremo davvero capaci di tradurre su scala globale questo approccio “culturale” all’alimentazione, in vista delle problematiche ambientali di domani; ma, senza dubbio, esperienze profonde come quelle di Sepúlveda e Petrini potranno guidarci e sostenerci nel viaggio.

Grazie


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