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Sorry We Missed You

Un graduale disincanto che mostra la realtà dei liberi professionisti nel ventunesimo secolo.

Sorry We Missed You, orbita attorno alla sfera lavorativa ed affettiva di un corriere espresso a Newcastle ai giorni nostri. Uno sguardo personale indirizzato a costruire la vicenda passo per passo, dall’assunzione con l’iniziale entusiasmo di prospettive migliori, alla sconcertante fase di disillusione e presa di coscienza del costo che un lavoro del genere possa avere sulla propria vita e quella dei propri cari.

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Ken Loach, da sempre indirizza il suo sguardo sulla realtà delle classi meno abbienti, il panorama operaio e borderline anglosassone, descrivendone le vicissitudini quotidiane, personali e lavorative. Verità fatta a finzione di uno spaccato sempre più ai margini e in continua lotta per sopravvivere. Un modo invisibile di entrare nelle vite dei suoi interpreti, una capacità di scrivere e seguire una trama nascondendone la penna e il concatenamento di azione reazione, in poche parole: vita vera, una concezione autoriale in grado di metterci in bilico tra cinema di finzione e realtà documentaristica. Un espediente politico e antropologico, da lui sempre dichiarato, nella sua arte come nella sua vita, che grazie alle immagini assume un risultato più potente e universale di altrettante arringhe.

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Così viene descritta la vita di corrieri ridotti ad automi e di camion che al giro della chiave ogni mattina ne determineranno lo stipendio. Pistole gps incatenanti e un ritmo di lavoro serrato ai limiti della decenza e dei bioritmi essenziali umani. Una degenerazione di tutti quegli aspetti nati per migliorare la vita dell’uomo, dall’invenzione della ruota al gps. Il film ci mette di nuovo davanti ad un ennesimo tentativo del capitalismo di comandare lo spazio e il tempo dimenticandosi del fattore uomo. Lavoratori ostaggi del proprio salario a scapito della propria anima ma il sistema è troppo forte da essere abbattuto e la concorrenza è spietata. Fuori uno dentro un altro.

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In questo film Ken Loach si è avvalso dei molti anni di esperienza nel trattare temi sociali come questi e un lavoro di raccolta di testimonianze (rimaste volutamente anonime nei titoli di coda) dei corrieri espressi inglesi. Un lavoro quindi di studio che unito alla scrittura ci mostra semplicemente tutto quello che non deve accadere ma che potrebbe accadere a un corriere espresso. Vicissitudini per nulla banali o di natura extraterrestri per intenderci, solo incognite casuali della vita che vanno oltre a un pacco. Consegne impreviste della vita che non risultano minimamente contemplate o previste da una catena di lavorazione. Si può prevedere e rispettare il secondo spaccato dell’arrivo di un pacco ma non i dieci minuti del lavoratore per un caffè o per andare in bagno. Quest’ultimo un piccolo esempio di un aspetto che sembra marginale, che conferma la politica del lavoro prima della persona, e nel suo piccolo rappresenta solo la punta di un iceberg che vi verrà totalmente mostrato quando Richy parcheggia il van e torna a casa da Abby, la sua compagna e da Liza e Seb, i loro figli.

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