Bill Nighly, Andrew Scott, Paddy Considine

Pride – Matthew Warchus

Londra, 1984. Le strade della città si riempiono di manifestanti nel giorno del gay pride. Tra i militanti anche Joe Copper, timido ventenne, e il fervido attivista Mark Ashton, il quale convince i compagni a unirsi per sostenere una causa solo apparentemente diversa dalla loro: lo sciopero dei minatori che aveva seguito la decisione di Margaret Thatcher di smantellare venti siti estrattivi, mettendo a rischio la sopravvivenza di migliaia di famiglie. Nasce così il movimento LGSM (Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori).

Raccontare la storia di una rivolta è un'operazione delicata e rischiosa: delicata perché richiede un'accuratezza infinitesimale e una sensibilità alle dinamiche umane oltre che storiche, rischiosa perché sfociare in un eccessivo sentimentalismo è questione di un attimo. Fortunatamente Pride non si sbilancia in nessuno di questi due frangenti. La ricostruzione storica è abbastanza dettagliata, sia nei costumi che nella scenografia; le performance degli attori si fanno credibili, soprattutto quella di George MacKay, che si spera di rivedere presto in un ruolo da protagonista.

A scricchiolare è forse proprio la mancanza di un protagonista con gli occhi del quale seguire la vicenda; siamo sì davanti a una narrazione corale e la scelta di non mettere in risalto nessuno dei personaggi è in parte comprensibile, ma il rischio è quello di rendere il racconto troppo oggettivo e di lasciare lo spettatore al di fuori di una vicenda umana che potrebbe coinvolgere molto di più. Anche la regia si colloca in quest'ottica di semi-anonimato e si mette al servizio del racconto in maniera decisamente restrittiva.

Pride prende le distanze dalla densità drammatica di film come Billy Elliot o Milk, che non possono non essere chiamati in causa per tematiche e dinamiche narrative; ha piuttosto il sapore godibile della commedia, con sequenze spassose che sfruttano il cliché (come la scena del ballo) e uno humour che non sfocia mai nella comicità viscerale ma che resta sempre sottile, quasi sospeso a mezz'aria. Per capire il film e gustarne appieno le soluzioni è necessario prima di tutto capire proprio questo: siamo pur sempre davanti alla trattazione, principalmente in chiave di commedia, di una vicenda drammatica.

La tematica è quella del riconoscere nella lotta dell'altro la propria lotta, anche se questa sembra non riguardarci direttamente. In questo il film compie un percorso completo e approfondito, lasciando un messaggio chiaro e tutt'altro che scontato.

Grazie


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