Sitges- 52 Festival Internacional de Cinema Fantastic de Catalunya
Sangue e merletti neri conquistano la costa Spagnola.
King Kong attacca la Chiesa di San Bartolomè e Santa Tecla, un tempio barocco del 17esimo secolo che presiede una collina che domina la spiaggia di Sitges, mentre uno stormo di caccia bombardieri sputa fuoco per fermarlo. E’ questa l’immagine simbolo, e sigla di ogni proiezione, del Festival di Sitgest, il Valhalla del Cinema di genere. Un carnevale distorto, un labirinto in cui svanisce il suo stesso costruttore. Il centro di un universo la cui superficie non è da nessuna parte. Anni ’60, Sitges è il pulsante epicentro del movimento di controcultura spagnolo, un antidoto liberale alle restrizioni ultra-conservatrici della dittatura di Franco. Il Ministro del Turismo, Fraga Iribarne, è riluttante a concedere al Comune di Sitges i permessi necessari per organizzare un piccolo Festival di Cinema. Data la natura cinefila e non istituzionale, il regime teme che questo possa essere un’arma politica socialista contro la falange franchista. Gli organizzatori riescono a vendere con astuzia il progetto come una soluzione per poter riattivare la bassa stagione della costa, approfittando del bel tempo nella zona.
Il compromesso è il dare al Sitges Film Festival un tema specifico, innocuo e marginale: Il Cinema Fantastico. Inoltre il comitato di censura ha l’obbligo di esaminare per poi tagliare tutte le proiezioni, eccetto che quelle notturne. Quel che accade nella notte, tace sepolto da quintali di terra. Nasce il Festival Internacional de Cinema Fantastic de Catalunya, che nella prima giornata, 28 Settembre 1968, proietta il kolossal sovietico di fantascienza Aelita di Yakov Protazanov, e alcuni lavori dei maestri Meliès, Fritz Lang e Terence Fisher. Inizialmente l’evento è un fiasco. I visitatori sono meno del previsto anche perché la città è collegata con Barcellona solo da una vecchia strada piena di curve. Ai confini fisici, si aggiungono quelli linguistici poiché i film stranieri non sono tradotti. Uno straordinario lavoro dell’amministrazione e degli uomini di cinema della regione ha favorito la crescita della qualità del Festival. Alle produzioni inedite spagnole vengono aggiunte quelle straniere. Si tratta di una selezione tanto colta e trasversale da attrarre l’intesse di acclamate personalità del cinema di genere dell’epoca come Roman Polanski e William Friedkin. Ben presto sono coinvolti direttamente nella direzione artistica prima i grandi nomi nel Cinema Spagnolo come Luis García Berlangae, Bigas Luna e Isabel Coixet, poi di quello internazionale come Tony Bill e Wes Craven. Ad oggi il Festival si è imposto come il più grande contenitore d Cinema di Genere al mondo, rompendo tutti gli schemi e convenzioni.200 mila spettatori annuali per 200 film e 80 cortometraggi tra sessioni ufficiali e laterali. Oltre le pellicole dei mestieranti più noti, il festival permette di scoprire nuovi artisti o cinematografie che difficilmente si vedono sul grande schermo o su piattaforme di pagamento. Tra le 60 attività parallele spicca la leggendaria Zombie Walk: una marcia di creature in putrefazione che ha inizio al tramonto per finire oltre le primi luci dell’alba in concerti e feste in spiaggia.
La 52 esima edizione, tenutasi dal 3 al 13 Ottobre, ha visto un’eclettica giuria, capitanata dal regista indiano Anurag Kashyap e dai produttori Alan Jones e Marina Ortiz, assegnare i premi principali insieme al pubblico, chiamato ad esprimere il proprio parere con un voto alla fine di ogni proiezione. E ‘stato The Platform dell’esordiente Galder Gaztelu-Urrutia il vincitore della categoria massima. Ambientato in una prigione distopica e apocalittica, la pellicola è una dura parabola sulla degenerazione del potere con inclinazioni esistenziali e cannibale. Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles ricevono l’onere per la miglior regia di Bacurau, un’allegoria sulle diseguaglianze sociali, ambientata in un’immaginaria città del Brasile, che sfida continuamente le aspettative del pubblico rimbalzando continuamente tra Kusturica e Carpenter. Il premio per la migliore sceneggiatura è andata a Mirrah Foulkes per Judy & Punch, suo primo lungometraggio come regista. Revenge movie ambientato in una stravagante terra di fantasia da gusto burtoniano. Vincente anche il belga Fabrice du Welz (Calvarie, Alleluia) che con Adoration , storia su una macabra fuga d’amore, si è aggiudicato il premio speciale della giuria.
The Platform (Galder Gaztelu-Urrutia)
Come ogni anno, sono tante le super hit di genere presentate in anteprima. Da menzionare 3 From Hell di Rob Zombie, impossibile seguito di The Devil Reject ancora più vicino al cinema di Peckinpah che degli altri film della saga e The Lighthouse di Robert Eggers, brillante discesa bergmaniana nella tana del coniglio bianco. Presenza fissa quella di Gaspar Noe, del quale viene proiettato Lux Aeterna, selvaggio ed epilettico mediometraggio sulla stregoneria e la moda. Tanto spazio al cinema orientale che luccica con il folle The Forest of Love di Sion Sono, un perverso compendio della filmografia del leggendario regista e con il bellissimo Nina Wu di Mid Z, rischioso artificio metacinematografico su cosa un’attrice sia disposta a fare per il successo in cui gli echi di Irma Vep e Millenium Mambo sono violentemente avvolti dall’ombra di Harvey Weinstein.
Nina Wu (Mid Z)
La stagione del cinema di genere è stato uno dei momenti più felici del’ itinerario culturale Italiano, ed il suo impatto e influenza è visibile sulla manifestazione che omaggia ogni anno i maestri del passato, quest’anno è stato il turno di Pupi Avati, e proietta con entusiasmo i principali (e di basso livello) episodi contemporanei di quel tipo di cinema che purtroppo non onorano la pesante eredità , ma molto spesso la infangano. Basti pensare ai debolissimi The Nest e 5 è il numero perfetto, presenti al festival. Una città presa d’assalto da appassionati senza il richiamo di Divi o film di tendenza, ma solo per l’amore del cinema, il Sitges film festival è un evento indimenticabile per tutti gli amanti del cinema, un’esperienza che nella sua unicità afferma l’importanza intellettuale e soprattutto commerciale, delle produzioni di cinema horror e fantastico.