Memories of the Sword è un bellissimo wuxiapian coreano, di quel genere che si tinge di fantasy nei voli giganteschi, alla King Hu, dei combattenti. Gli scontri alla spada sono messi in scena con grande eleganza visuale; bellissimi, nel potente finale, gli spruzzi di sangue sui pannelli di carta dietro i quali gli scontri appaiono come ombre cinesi; splendidi due momenti del duello conclusivo, all’aperto sotto una nevicata, quando i due contendenti sono inghiottiti dall’ombra di un muro e vediamo solo lo scintillio delle spade.
Il film (scritto dal regista Park Heung-sik con Choi Ah-reum) sembra inizialmente solo pervaso di una malinconia tipica del cinema in costume coreano, ma si sviluppa secondo linee addirittura shakespeariane, intendo dire con una tragicità da tragedia elisabettiana – con un’intricata rete di scambi di persona per cui figli, padri, madri, amanti si odiano e devono uccidersi a vicenda.
Questo massimalismo narrativo è indubbiamente rischioso ma nel caso del presente film risulta concreto e credibile; e il finale, di un estremismo mélo degno di Duello al sole, è assolutamente commovente. Il film è sorretto da due bellissime interpretazioni femminili (Kim Go-eun e Jeon Do-yeon), ma va menzionato anche il villain tormentato Lee Byung-hun.
E’ solo giusto segnalare un problema non indifferente per lo spettatore occidentale: il film impone una certa concentrazione per seguire la trama. Non tanto per il montaggio di Oh Myoung-jun, che modernamente ama confondere i vari statuti dell’immagine (narrazione reale, flashback, visualizzazione immaginaria): questa è appunto pura modernità e rientra nella competenza spettatoriale; non tanto per le ambiguità della storia principale, che dopo le prime difficoltà si fanno capire bene; ma sì per il retroscena di intrighi di palazzo (l’ascesa al potere di Lee Byung-hun) che sono veramente difficili da seguire. In ogni modo, pur senza raggiungere il livello, diciamo, di A Frozen Flower di Yoo Ha, Memories of the Sword lascia un segno nella memoria.