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Mamma a carico. Mia figlia ha novant’anni – Gianna Coletti

Non accade quasi mai che nasca prima il film, e poi il libro. Eppure è accaduto: è il caso di Mamma a carico. Mia figlia ha novant’anni (Einaudi, 2015) della scrittrice e attrice italiana Gianna Coletti, già protagonista del film ispirato alla sua storia, Tra cinque minuti in scena diretto da Laura Chiossone, che nel 2013 ha ottenuto un vasto consenso di pubblico e critica, aggiudicandosi numerosi riconoscimenti tra cui l’Art Cinema Award ANNECY Italian Film Festival 2013 e il Premio F.I.C.E. (Federaz. Ital. Cin. d’Essai) Miglior film indipendente 2013.

Un libro crudo, forte e dolce al tempo stesso, uno spaccato di vita reale che racconta la storia di una donna, un’attrice di teatro costretta, volente o nolente, a prendersi cura di una madre cieca e non più autonoma, ma dallo spirito ribelle e dall’ironia graffiante.

Non si tratta di un romanzo vero e proprio, perlomeno non nel senso più tradizionale del termine, ma di una sorta di diario, di cronaca dettagliata della vita di due donne, così diverse ma così uguali, in un rapporto difficile che, nel momento di maggior difficoltà, quello del decadimento fisico e psicologico dovuto alla vecchiaia, si rinsalderà definitivamente.

A trainare la narrazione sono sicuramente le protagoniste, in primis Anna, la “vecchia”, come viene chiamata con affettuosa ironia, novantenne particolarmente ingombrante, cocciuta, una testa di ribelli capelli bianchi e un paio di inseparabili occhiali 3D portati per vezzo. Una donna che ha vissuto la sua vita al massimo, talmente carismatica da opprimere l’altra protagonista assoluta di questa storia, Gianna, che dovrebbe e vorrebbe avere una vita sua, ma non riesce a staccarsi dalla madre morente, creando un rapporto simbiotico, fatto di dolore e tenerezza.

Una storia fortemente personale, che diventa paradigma di un fenomeno generazionale che coinvolge sempre più donne alle prese con genitori anziani, malati, non più autosufficienti, in una continua lotta impari contro il tempo, qui narrata con ironia e coraggio, senza risparmiare i tanti momenti di angoscia, frustrazione e smarrimento, ma anche quei fortissimi sprazzi di felicità, risate e dolcezza.

Anche lo stile è funzionale all’opera, che sembra quasi “scritta di getto”: semplice, gergale, a tratti dialettale, dove l’ironica alterigia del milanese ben si mescola a una narrazione intimistica e fluida, un soliloquio che si trasforma, specialmente verso il finale, in un vero e proprio flusso di coscienza.

A partire dal film Tra cinque minuti in scena, oltre a questo libro è nato anche un blog dedicato a tutte le donne che sono diventate “madri della propria madre”, un vero e proprio luogo di incontro e di condivisione curato quotidianamente dalla stessa Coletti (http://mammaacarico.tumblr.com/).

Grazie


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