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Lady Gaga @ Arena di Zagabria

Nell’Arena di Zagabria, bellissima costruzione architettonica che ricorda una cassa toracica, la prima sorpresa arriva dall’eterogeneità del pubblico: alle prevedibilissime schiere di adolescenti adoranti si aggiungono famiglie intere, con genitori che accompagnano i propri bambini (!). Un pienone assoluto, un successo assicurato; nel mercato musical-mediatico il nome di Lady Gaga oggi è quello più caldo (ha appena trionfato agli EMA di MTV) e rappresenta un’autentica miniera d’oro capace di mobilitare le platee mondiali.

Il concerto è aperto dal gruppo newyorkese dei Semi Precious Weapons, quattro ragazzi che si rifanno ad atmosfere trans-punk con molti rimandi al clima del Rocky Horror Picture Show; audaci, provocatori e immensamente disgustosi nell’aspetto, con il frontman che veste calze strappate, scarpe tacco 12 color oro brillantinato e ciuffo biondo ribelle. Malgrado la naturale repulsione, i ragazzi dimostrano di possedere buone doti d’intrattenimento che, chissà, li porteranno ad avere il loro momento di ribalta.

E veniamo alle “nostra”: in attesa degli appuntamenti live italiani del suo “The Monster Ball Tour”, che si terranno a Torino il 9 novembre ed a Milano il 5-6 dicembre, l’abbiamo vissuta in anteprima nella vicina Croazia. Un palco molto grande con passerella centrale che affonda verso il pubblico: una scenografia mastodontica, kitsch, ridondante, ricca di insegne al neon, inferriate che ricreano periferie cittadine malfamate, scale; un carrozzone che si trasforma più volte nel corso dello show aggiungendo, di volta in volta, un pianoforte inglobato nel cofano di una macchina, la carrozza di un treno, piattaforme che s’innalzano, alberi scheletrici dalla silhouette appuntita e chi più ne ha, più ne metta.

Lei appare prima come proiezione della sua ombra su un velo e poi, più esuberante ed eccessiva che mai, in carne ed ossa tra ballerini prestanti. Costretta in vestiti bizzarri e volutamente robotici, rigidissimi e alquanto pesanti, firmati Armani, Gaga si lascia andare a canti e balli sfrenati, senza risparmiarsi nulla; se sulle sue capacità da ballerina esprimo delle personali riserve (mosse accennate e svogliatamente ripetute), sulle qualità di cantante prima ed entertainer poi c’è da rimanere semplicemente sbalorditi. Miss Germanotta (questo il vero cognome) entra in scena per uscirne dopo quasi due ore no stop, sudata, sfatta, visibilmente annientata, per la gioia di tutti i presenti.

Eccellenti i pezzi dance, dove spiccano “Poker Face”, “Alejandro”, “Bad romance”, “Paparazzi” (nella quale è contesa da un gigantesco piranha mostruoso come Ann Darrow in King Kong), ma sono indimenticabili, nonché rivelatorie delle pregevoli qualità vocali di Gaga, le ballate romantiche eseguite piano-solo (sul quale è acceso un vortice di fuoco) tra cui “Speechless”.
Uno show totale, frutto di citazioni e strizzatine d’occhio sia al pop anni ’80, sia al glam rock. Un’esperienza valorizzata anche dalla collaborazione con artisti visuali che impreziosiscono il concerto con magnifici foto/video, esaltando il lato grottesco dell’“essere uomo” nella società contemporanea.

Ingiuriosa, provocatoria, coinvolgente, impressionante: Lady Gaga ci ha totalmente conquistato con il suo immenso talento musicale.

Grazie


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