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Gli artisti emergenti di Paper Street: Emil

Emil è questo:un trentenne di Cantù che propone la sua visione alternativa della vita nel suo album “Piccolo Pagliaccio Italiano” e ci parla un po’ di sé. Devo dire che il suo «“Già fatto? Ma sei stata velocissima!”» mi ha spiazzata, per la prima volta dopo cinque anni di interviste nonostante sia durata “solo” 15 minuti la chiacchierata ha rivelato molte sorprese e confermato alcune idee.

Com'è nato l'album e come mai questo nome?
L'album si chiama come una canzone del disco che secondo me è abbastanza rappresentativa perché nel titolo si possono ritrovare un po' tutte le storie raccontate nel disco. “Piccolo Pagliaccio Italiano” è quella parte di noi che viene fuori ogni tanto quando siamo obbligati dalle circostanze a comportarci in un certo modo che non è esattamente un modo sincero,puro al 100%. Ogni tanto però ci sono delle situazioni che ci obbligano a fare delle piccole pagliacciate, come ad esempio quelle piccole falsità e ipocrisie che non sono pesanti ma che comunque facciamo quasi quotidianamente.

Qualche fonte di ispirazione di Emil a livello professionale ma anche personale?
In generale dovrei pensarci un po' su…sai che non so? Ad esempio adesso mi vengono in mente dei personaggi che vedo in televisione che mi fanno pensare “«Cazzo, vedi che faccio bene a scrivere delle cose così come stanno?»” oppure ci sono dei caratteri che mi piacciono e dico «“Guarda questi qua che non sono dei pallonari, che quando vanno in televisione non dicono cose di circostanza ma cercano di essere delle persone coerenti!”». Ad esempio tra i musicisti mi piace Fabri Fibra perché è abbastanza diretto e se ne sbatte. Mi piace Gattuso, ma dovrei pensarci un po'… pensarci un po' su e tirarti su qualcuno per ogni ambito,magari.

A che punto sei della ricerca di sapere “quante cose abbiamo tutti in comune”?
Non lo so! Credo che sia infinita, però è una specie di passione naturale! È stato fantastico cominciare a rendersi conto di quanti tipi di italiani diversi ci sono! Ci sono quelli che vivono ancora come i nostri nonni che possiamo collocare all'inizio del secolo scorso,quando c’era la guerra o subito dopo; oppure altre persone che vivono come nei film americani; oppure giovani all’avanguardia che si vestono in maniera particolare e che hanno dei modi di fare, degli atteggiamenti e delle frasi tra di loro per comunicare come a Los Angeles per le strade;  insomma il mio è un tentativo di capire chi siano diventati gli italiani! Che poi è bello vedere la diversità: ognuno fa quello che vuole!Vedere le diversità è una cosa abbastanza affascinante!

C’è una traccia dell'album che può descrivere la tua situazione attuale?
Uhm, diciamo che magari come predisposizione alla vita ci si avvicina “Funziona che”: è un quadro magari non degli ultimi anni (adesso ho trent'anni e in quella canzone ci sono situazioni di quando ne avevo venti e poco più) però per me rappresenta un po' ì giovani, musicisti o non, sotto i trent'anni che vedono in televisione tantissimi modelli proposti come se fossero rockstar o gente “non normale” e che arrivano a capire che non si può certo vivere così! Il giorno dopo devi andare al lavoro, non è che puoi fare la “vita spericolata” di Vasco, insomma! Mi sembra inutile far vedere tutti questi modelli di vite non dico sbagliate, ma comunque non proprio consone, ecco. A me interesserebbe di più leggere dei testi di musicisti che raccontano delle cose reali e non le storie d’amore che non esistono oppure “voglio fare il duro” quelle frasi celebri trite e ritrite e le cose reali poi sono più interessanti!

Una domanda più particolare: qual è la storia di “Canzone per chi so io”?
“Canzone per chi so io” è forse l'unica canzone seria che ho un po’ dissacrato usando uno spirito grottesco, però di fondo ci sono delle frasi per più persone, che ho scritto pensando a più persone ed è per questo che è “per chi so io” posso dirti che però sono più di una persona,ecco. Questa canzone e l’ultima sono le uniche due canzoni d’amore, più intime, quasi serie del disco.

L'idea del video di “Milano no” com’è nata? Colpisce parecchio e fa riflettere…
Il video è un'opera d’arte: dei registi hanno proposto ai cittadini del mondo di fare un coro spontaneo nella propria città lamentandosi della città, perché ovviamente in tutte le città ci si lamenta! Se c'è una cosa che fa il giro del mondo è la lamentela, per tornare a parlare di universalità. Abbiamo fatto questa cosa a Milano, poi è piaciuta; comunque io la canzone l'avevo scritta con il mio stile, ma rispetto alle altre è un po' più pop e anche il video era venuto di quattordici minuti ed era una cosa da museo…lo abbiamo editato nei classici tre minuti. Ci siamo divertiti comunque tantissimo a farlo e a sentire cosa ne pensasse la gente perché il video lo avevamo fatto comunque al di fuori del disco. La cosa bella infatti è stato sentire le testimonianze di chi magari mette la canzone con video annesso in ufficio il lunedì perché sono incazzati con Milano. Oppure un mio amico torna in ufficio a settembre, il suo capo manda un'email a tutti con il video dicendo loro di guardarsela se ce l’avevano con Milano visto che erano tornati dalle ferie. Ecco, secondo me è stato letto nella chiave giusta: ironica perché io ho generalizzato per eccesso, per soddisfare quello che mi sento di dire su Milano, ecco.

Progetti futuri e sogni nel cassetto?
Progetti futuri: impacchettare l'altro centinaio di canzoni che ho scritto! Probabilmente fare un altro album e anche se non lo farò mettere su Internet i pezzi che ho. Le canzoni le scrivo comunque: non cambia nulla se ho il disco da fare o non ce l'ho. Sogni nel cassetto: credo fare qualche collaborazione con qualche cantautore, musicista che ho ascoltato nella mia vita dei pochi che sono rimasti in vita perché De Andrè e Battisti non ci sono più, gli altri sono quelli che restano. Mi piacerebbe scrivere un'email, ma neanche, scrivere un messaggio della segreteria telefonica a Paolo Conte; cos'altro potrei scrivergli? Le canzoni se le scrive da solo! Scrivo qualcos'altro di più semplice, posso provare a fargli la lista delle spese, non so…

Dandomi una dritta su quale parte del’l’intervista evidenziare nel mio pezzo, Emil riesce a spiazzarmi completamente, facendomi apprezzare anche maggiormente il suo album e tutto il suo estro in generale. Diciamo che al telefono (oltre che grazie al suo cd, ovviamente!) è riuscito a convincermi che è assolutamente da non perdere.
Chissà quanti di voi, finito di leggere questo pezzo si saranno fatti convincere ad andare a cercare il suo video su Youtube…

Grazie


Per 15 anni Paper Street è stata una rivista on-line di informazione culturale che ha seguito con i suoi accreditati i principali festival europei di cinema e musica: decine di collaboratori hanno scritto da tutta la penisola dando vita ad un archivio composto da centinaia di articoli, articoli che restano a disposizione di voi lettori che siete stati un numero incalcolabile nonché il motivo per cui, per tanto tempo, abbiamo scritto con passione per questo progetto editoriale che ci ha riempiti di soddisfazioni.

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