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Gong!

Giovanni Battista Origo firma un’ironica critica a una certa classe sociale condita da un umorismo a tratti paradossale

Dopo gli importanti premi ottenuti nell’edizione 2017 del Cortinametraggio per La notte del professore (Miglior regia, Miglior regia – giuria CSC, Miglior corto – giuria pubblico e Miglior attore a Riccardo De Filippis), Giovanni Battista Origo è di nuovo tra i finalisti degli Oscar italiani dei corti – in programma a Cortina d’Ampezzo dal 19 al 25 marzo – con Gong!. prodotto da Amaro Produzioni in collaborazione con Raya Visual Art. Dopo il film corale In bici senza sella e i cortometraggi La notte del professore e La Premiata Compagnia Mastrosimone (attualmente in distribuzione), il giovane regista Origo torna dietro la macchina da presa firmando un’ironica critica a una certa classe sociale condita da un umorismo a tratti paradossale.

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Gong! racconta la storia di Luigi ed Elsa, coppia di sessantenni della borghesia romana colta, istruiti e costantemente presenti agli eventi più mondani. Una sera Elsa, rientrando a casa, propone al marito di andare a uno spettacolo teatrale d’avanguardia che sta per iniziare, ma riceve come risposta un categorico rifiuto. Ne nasce una discussione dai toni surreali, che sgretola a poco a poco le fragili basi di un’esistenza fatta di chiacchiere vuote, finendo per incentrarsi sulle ambizioni del loro unico figlio, da tutti soprannominato Jimmy. Peccato però che non riescano a ricordare il suo vero nome. L’ispirazione per un lavoro del genere, come afferma il regista, è arrivata da Karl Valentin, l’attore cabarettista che, nella prima metà del Novecento, criticava con intelligenza e graffiante ironia l’assetto della piccola e media borghesia di allora, colpendo attraverso la sua arte i paradossi di certe dinamiche sociali.

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«Gong! parla di una coppia di radical chic che, con ogni probabilità, avrà fatto anche il ’68, ma ora si ritrova sconfitta dall’ottusità di un sistema che le ha fatto perdere la propria identità, le proprie coordinate» dichiara Origo, autore anche della sceneggiatura. «Si tratta di individui che non si possono più definire rappresentanti di un certo periodo storico, hanno perso il senso di appartenenza del mondo in cui vivono, in linea con il disfacimento dell’intellighenzia, la grande classe intellettuale del nostro paese». In balia degli eventi e privo di qualsiasi mezzo per difendersi anche il figlio della coppia Jimmy, «una figura infantile, puerile, portata all’estremizzazione, ma perfettamente riconoscibile, parte della nuova generazione di trentenni definiti, seppur in maniera anche superficiale, dei bamboccioni. Una generazione di piccoli medio borghesi che deve affrontare una situazione socio-economica inaspettata, fatta di precariato e instabilità, figlia del reflusso culturale post anni Settanta»

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Girato in bianco e nero, quasi a voler lasciare i segni e le tracce di un reperto storico, il film ricostruisce la continuità spazio-temporale di natura teatrale, richiamata anche dalla messa in scena, attraverso l’utilizzo del piano sequenza (il film è composto interamente da due piani sequenza, il primo di quattrodici, e il secondo di due minuti). La steadycam, in continuo movimento (da sottolineare il grande lavoro del direttore della fotografia e operatore Tiziano Bernardini), precede, segue e conduce i personaggi all’interno degli spazi claustrofobici, chiusi da scale, libri scaffali, quadri, in cui si svolge lo scontro. Come commenta il regista parlando della radicale scelta stilistica «Sono stato fortunato perché ho potuto lavorare con degli attori capaci di sostenere uno sforzo del genere, muovendosi con naturalezza in uno spazio assolutamente diegetico e dando così vita a una sorta di flusso di coscienza». Il film infatti può contare sulla partecipazione di tre interpreti d’eccezione come Antonio Catania, Benedetta Buccellato e Marco Bonadei. Un ritorno alla narrazione, al racconto, che riflette sull’incomunicabilità tra le generazioni, smarrite in un superficiale e vacuo vuoto esistenziale, rinchiusi in un artificioso quadretto familiare.

Locandina Gong!

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