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Avengers: Endgame

Un film che omaggia l'universo Marvel visto al cinema e i personaggi più amati dal pubblico, presentando un paio di scene che rimarranno a lungo nell'immaginario collettivo

La fine è parte del viaggio, questa è la tagline che ha accompagnato la lunga ed oculata campagna marketing di Avengers: Endgame, ventiduesimo capitolo della ormai decennale epopea cinematografica Marvel. Il titolo stesso della pelicola esprime la volontà di porsi come finale delle avventure dei supereroi più amati del momento e, al tempo stesso, aprire uno spiraglio verso nuove storie e personaggi da proporre nei prossimi anni.

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Dopo gli eventi di Avengers: Infinity War, i Vendicatori sono di fronte al loro più grande fallimento: la sconfitta per mano di Thanos e lo sterminio di metà delle forme di vita dell’universo. L’entrata in scena di Captain Marvel (Brie Larson), recentemente introdotta nell’MCU, dà però agli Avengers una rinnovata speranza di salvare le vittime dello “schiocco”, o quantomeno vendicarle. Rispetto all’enorme cast del capitolo precedente, i protagonisti di Endgame sono i membri del team originale del supergruppo Marvel, ovvero Iron Man (Robert Downey Jr.), Thor (Chris Hemsworth), Captain America (Chris Evans), Hulk (Mark Ruffalo), Vedova Nera (Scarlett Johansson) e Occhio di Falco (Jeremy Renner). I registi del film, Joe ed Anthony Russo, al loro quarto lavoro in Marvel, hanno potuto così focalizzarsi su un racconto più interiore ed intimista, andandosi a distaccare dalla narrazione adrenalinica di Infinity War per concedere maggiore spazio alla caratterizzazione dei personaggi, alcuni dei quali evoluti e modificati in versione inedita ed esasperata. Nonostante il ritmo del film sia più lento e calcolato rispetto agli standard dei cinecomics, non mancano momenti comici e dissacranti, volti a spezzare il tono altrimenti eccessivamente cupo, che, però, scadono talvolta nell’umorismo eccessivo e sopra le righe, rovinando l’atmosfera del film.

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La sensazione che permane durante la visione è quella di costante sorpresa, dovuta principalmente alla segretezza su eventi, luoghi e personaggi del film durante la campagna pubblicitaria. Senza rivelare troppo, Avengers: Endgame omaggia il successo dei precedenti capitoli Marvel, citando e riprendendo ambientazioni e momenti di tutte le pellicole finora rilasciate. Il modello produttivo dietro questi blockbuster si ispira fortemente alla serialità televisiva, e dunque, in quest’ottica, l’ultima avventura dei Vendicatori può essere vista come “finale di stagione“; inoltre, se già nei film precedenti, ricercando appunto una vicinanza alla serialità, la narrazione e la trama sovrastavano l’apporto registico, che andava ad omologarsi di pellicola in pellicola, in Endgame la coerenza stessa viene deliberatamente accantonata in favore dell’intrattenimento: attraverso un’autocritica e un’ironia interna al film, viene infatti negata ogni pretesa logica, permettendo così, in maniera furba ma atta alla spettacolarizzazione, di contraddirsi più volte per soddisfare i fan più accaniti e fedeli al franchise.

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Avengers: Endgame, complice una prima parte esageratamente lenta, convince meno rispetto al capitolo precedente, più ritmato e coraggioso, in particolar modo nel finale. Nonostante ciò, il film omaggia degnamente l’intero universo Marvel visto al cinema e i personaggi più amati dal pubblico, presentando un paio di scene che rimarranno a lungo nell’immaginario collettivo e un finale più che soddisfacente per alcuni degli eroi. La curiosità, ora, sarà rivolta verso i progetti futuri, cercando di capire se si aumenterà sempre più la spettacolarizzazione e l’epicità, o, al contrario, si affronteranno dimensioni e sfide più umane e introspettive.

 

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