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A Quiet Place – Un posto tranquillo

Un po’ post-apocalittico, un po’ home invasion con i mostri: A Quiet Place intriga ma non soddisfa le aspettative

Quello che di solito ci desta al mattino è il trillo di una sveglia. E da lì in poi la nostra giornata è tutta un suono: le continue notifiche del cellulare, il rombo delle auto, la musica, perfino i nostri passi. L’uomo è una creatura rumorosa che nel tempo ha prodotto sempre più suoni e rumori. Sarebbe impensabile, oggi, passare un’intera giornata in assoluto silenzio. È proprio questo l’interessante punto di partenza del film horror A Quiet Place – Un posto tranquillo diretto da John Krasinski. Nel 2020 sulla Terra gli esseri umani sono stati decimati da creature mostruose cieche ma dotate di un udito sviluppatissimo. L’unico modo per rimanere vivi è evitare di produrre qualsiasi rumore. In questo contesto post-apocalittico, una famiglia composta da padre (lo stesso John Krasinski) madre (Emily Blunt) e da due bambini vive in una fattoria immersa nella campagna. Genitori e figli hanno imparato a sopravvivere nel più completo silenzio: camminano scalzi, si parlano nella lingua dei segni, hanno escogitato stratagemmi nel caso di un attacco dei mostri. Ma quando la madre di famiglia deve partorire, sarà inevitabile eliminare ogni suono.

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John Krasinski, regista e attore, realizza un film che parte da un’idea molto interessante e a tratti ben sviluppata, ma che non soddisfa appieno tutte le aspettative che aveva creato. Se la prima parte del film riesce a intrigare, sia per l’ambientazione post-apocalittica sia soprattutto per la bella scena iniziale in cui il prolungato silenzio si fa angoscioso e inquietante per lo spettatore, la seconda parte invece risulta ripetitiva; tutta la magia dell’incipit svanisce poco a poco e, a lungo andare, stanca questo gioco del silenzio interrotto da un rumore involontario, seguito prontamente dall’arrivo dei mostri pronti a fare una strage.

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A Quiet Place parte come horror post-apocalittico e si sviluppa poi, nella seconda parte e nel finale, come una sorta di home invasion coi mostri al posto di maniaci killer. La storia ruota attorno alla famiglia protagonista e alla loro casa, il posto “tranquillo” del titolo. Non si vede quasi mai quello che succede all’esterno della silenziosa abitazione, il fulcro del film è la sopravvivenza della famiglia. Il resto dell’umanità viene praticamente eliminato, quindi ci si aspetterebbe, dal punto di vista narrativo, qualche tensione tra i membri del nucleo familiare costretto a vivere nella paura; invece, l’unico conflitto che avrebbe potuto svilupparsi rimane troppo debole.

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A differenza di altri prodotti post-apocalittici e film horror, in A Quiet Place si sente la mancanza sia di un confronto con il resto del mondo sia delle dinamiche di tensione all’interno del microcosmo familiare. Per esempio, nel romanzo (e poi film) La strada (The Road, 2009) di John Hillcoat il cuore della storia era il legame tra un padre e un figlio costretti a combattere contro tutti. Invece, nel bell’horror claustrofobico The Descent – Discesa nelle tenebre di Neil Marshall la forza del film stava non tanto nei mostri (anche in quel caso ciechi e dotati di un udito sopraffino) ma nell’esplosiva tensione interna al gruppo delle speleologhe intrappolate sottoterra.

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Insomma, A Quiet Place non è certo un brutto film, ma non è nemmeno privo di errori. Si tratta di un horror di intrattenimento piacevole che però osa solo a metà e che non riesce quindi a mantenersi originale dall’inizio alla fine.

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