vista mare

Vista mare – Andrea Castoldi

E se un giorno fossimo noi italiani a dover emigrare in massa per cercare fortuna verso i Balcani? Uno scenario inquietante che il regista e sceneggiatore Andrea Castoldi propone nel suo nuovo film Vista mare, presentato in anteprima nazionale il 24 e 25 gennaio a Milano.

La vicenda si dipana partendo dall’uscita dal carcere del protagonista Stilitano dopo tre anni di reclusione. Dopo aver appreso che le coste pugliesi sono militarizzate per bloccare l’evasione di massa dall’Italia verso l’Albania, decide comunque di partire verso il confine. Tramite un corriere riesce a penetrare in un casolare isolato in un bosco vicino alla costa dove, insieme ad altri giovani emigranti, rimane in attesa dello scafista per attraversare il mare in clandestinità. Ma il momento sembra non arrivare mai e il cibo inizierà presto a scarseggiare.

Siamo di fronte a un caso interessante di cinema distopico tutto italiano: Vista mare ribalta completamente l’attuale situazione sociale dell’Italia come Paese accogliente per trasformarla in una terra da cui si può solo fuggire. Il fatto che molti dei compagni di avventura di Stilitano siano più che altro giovani esaspera il fenomeno della fuga di cervelli già in atto nella realtà. Il regista evita l’impatto visivo di scene che ci si potrebbe aspettare da queste premesse (blocchi stradali, soldati appostati, caos, proteste della gente, ecc.) ma predilige una comunicazione più sottile: un dibattito alla radio, la disillusione dei ragazzi, la solitudine del protagonista anche in mezzo a loro.

Proprio Stilitano è il primo polo intorno a cui ruota il cinema essenziale di Castoldi. Personaggio controverso: vittima di una crisi economica feroce, e sleale verso il suo compagno di cella; apatico nel suo tentativo di fuga e volutamente solitario. Difficile provare simpatia per ciò che è, ma egli è solo uno qualunque e in un contesto disperato come questo non ci sono eroi, solo gente comune che tenta il tutto per tutto. Questo non fa che rendere la rappresentazione più verosimile e genuina.

Il secondo polo è il casolare abbandonato, ritrovo del gruppo; un non-luogo dove prende forma la provocazione del titolo del film (è vicino alla costa, perciò beffardamente paragonato a una camera d’albergo con vista “sul mare”). Qui è dove vengono decise le sorti di tutti, portando ad un finale sorprendente e azzeccato, che a sua volta rivela la seconda connotazione del titolo.

Vista mare non vuole inseguire obiettivi ambiziosi, ma porta avanti una buona idea con dignitoso minimalismo e tecnica raffinata (notevoli la regia e il montaggio). Di sicuro una voce che ha qualcosa da dire, in maniera diversa dal solito.

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