kandinsky

Kandinsky a Milano

La collezione del Centre Pompidou a Palazzo Reale,

Se arrivi nell’ultima stanza di una mostra e ti chiedi “E’ già finita?”, probabilmente questa è riuscita a sorprenderti, a prenderti e a farsi ammirare.

La mostra riguardante Vassily Kandinsky con le oltre 80 opere provenienti dal Centre Pompidou a Palazzo Reale (Milano) suscita esattamente questo effetto quando si arriva all’ultima (splendida) stanza.

Il percorso espositivo comincia in maniera particolare, infatti la prima sala con pitture parietali è una ricreazione concepita rispettando i cinque guazzi originali dal pittore restauratore Jean Vidal, che il maestro russo aveva pensato come decorazione per un salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung, mostra annuale (senza giuria) svoltasi a Berlino annualmente tra il 1911 e il 1930. Da qui in poi, varcata la soglia, lo spettatore sarà immerso nelle opere del grande artista.

L’iter parte con il periodo passato giovanissimo in Germania, prevalentemente a Monaco (1896-1914): dove presto si sarebbe affermata la Jugendstill. Qui nel 1901 fonda l’associazione artistica Phalanx di cui è esposto il manifesto da lui stesso realizzato.

E’ possibile osservare le prime opere simboliste e i primi paesaggi prima tardo-impressionisti e poi ispirati ai fauve, con un forte appiattimento dei volumi in favore di potenti macchie di colori. Sempre nella città bavarese pubblicherà il fondamentale “Dello spirituale nell’arte” (1910) e svilupperà il progetto del Cavaliere Azzurro tra il 1911 e il 1912 con l’amico Franz Marc. Di questi anni si può notare una delle prime opere con totale assenza realtà: Quadro con macchia rossa, Bild mit rotem Fleck (1914).

La seconda sezione è dedicata al ritorno in Russia (1914-1921) in seguito allo scoppio della Prima guerra mondiale. Presto coinvolto nelle istituzioni culturale formatesi dopo la Rivoluzione d’Ottobre e assorbito dal lavoro istituzionale ribadirà profondamente il suo spiritualismo, in contrasto con il materialismo che dominava la radicale avanguardia costruttivista che andava affermandosi allora. Quadro portante di questo periodo èNel grigio (1909).

I dissidi con l’arte sovietica lo porta a tornare in Germania (1921-1933) dove nel 1922 diventa docente di Decorazione Murale presso la Bauhaus (poi chiusa dai nazisti proprio nell’anno della salita al potere di Hitler). Nel 1926 pubblica “Punto e linea sul piano”, altro scritto fondamentale. A questo periodo appartengono alcuni capolavori come Griglia nera (1922), Sul bianco (1923), Giallo-Rosso-Blu (1925), Rechtecke (Tredici rettangoli) (1930) e Fragile (1931). Uno dei quadri più rappresentativi, è Sviluppo in marrone dove le forme e i colori vivi e chiari di Kandinsky cercano di resistere in uno spiraglio al marrone, proprio nell’anno in cui il paese sprofondava nel regime totalitario.

L’ultima parte è dedicata al periodo parigino dell’artista (1933-1944), in cui, poco amato dalla città che in quegli anni viveva soprattutto delle opere di Picasso e degli autori surrealisti. Kandinsky si rifugerà così in una casa sulla Senna dove dipingerà alcuni quadri molto ispirati, immerso in un suo microcosmo per scappare dall’angosciosa guerra in corso. Risultano rappresentativi soprattutto Una festa intima (1941) e un piccolo gioiello: Azzurro cielo (1940). Infatti, nonostante il dramma del conflitto l’autore trova la forza di colori vivaci e forme giocose (con forte influsso di Mirò) per scappare via con l’ottimismo e la speranza che lo sorreggevano in ogni momento.

Kandinsky si spegne il 13 Dicembre 1944, mancando di pochi mesi la fine della guerra. Quel che non si è spento è la sua arte che val la pena ammirare nella sua forte carica emotiva, che gioca tra musica, spirito e colore, quell’orchestra astratta che egli ha sempre diretto magnificamente sulla tela.

Non vorrei passare per un simbolista, romantico o costruttivista. Mi accontenterei che lo spettatore sentisse in sé la vita interiore delle forze vive adoperate, nella loro relazione, che passando da un quadro all’altro scoprisse ogni volta un contenuto pittorico diverso.”

Grazie


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