Torno da mia madre Alexandra Lamy

Torno da mia madre – Eric Lavaine

Stephanie ha 40 anni ed è divorziata. Un brutto giorno si trova senza lavoro e costretta a ricostruire la sua vita dal principio. Senza uno stipendio, la soluzione più naturale è quella di tornare a vivere con sua madre. Nella stessa casa Stephanie dovrà riformulare le sue abitudini, sopportare quelle della madre, sottostare alle sue regole e perdere la libertà conquistata con l’età adulta. Una situazione potenzialmente esplosiva, con qualche colpo di scena, che porterà diverse novità nella sua vita e in quella dei suoi familiari.

Torno da mia madre

Tornare a vivere con i propri genitori? Un vero e proprio dramma se pensiamo alle innumerevoli abitudini, esigenze e differenze di comportamento che separano la vita di genitori e figli. Un vero e proprio dramma se consideriamo la necessità di ripensare i ruoli, sconvolti prima dal passaggio all'età adulta, alla libertà e all'indipendenza e messi alla prova dopo, con una convivenza forzata che rimanda al passato. Torno da mia madre parte proprio da qui, per raccontare con il tono della commedia, il ritorno a casa di Stephanie, provata da una improvvisa perdita di lavoro. La storia immaginata non è lontana dalla realtà, poiché ricalca un fenomeno oggi diffuso che ha pure meritato l'invenzione di un'espressione giornalistica che ne definisce l'essenza: “generazione boomerang”.

Che sia la perdita del lavoro o la fine di una relazione sentimentale, il ritorno da mammà porta con sé le ceneri di una sconfitta, che mette alla prova l'individuo, la sua capacità di ripartire, di reinventarsi, di ricostruire una vita. Ma esso è una prova anche per tutto il nucleo familiare, alle prese con il nuovo spazio relazionale. Éric Lavaine ne parla in modo leggero, con il tono della commedia. Trasforma il dramma in sorriso, alternando pensieri e dubbi a momenti di grottesca convivenza.

Il risultato è un film piuttosto fragile e poco consistente. Nelle sfumature leggere, il film stenta a decollare, dopo metà film passato a descrivere il ritorno a casa e i suoi protagonisti. Perso tra banalità e luoghi comuni, trova i momenti migliori nel pranzo di famiglia che rivela situazioni grottesche, grazie alla strabordanza di una madre paffuta, passionale e arzilla. Nelle sfumature più serie, il film è privo di qualunque credibilità. I problemi che emergono galleggiano in superficie e trovano risposte semplici e banali. La resa dei conti avviene in pochi minuti, affondando le radici nella mera semplificazione. Un aspetto che si potrebbe perdonare se fosse bilanciato da un’energia comica e vitale che in questa commediola sembra essere assente. Nonostante il successo ottenuto in terra francese.

Grazie


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