S. La nave di Teseo – Doug Dorst | J.J. Abrams
S. La nave di Teseo di V.M. Straka (Rizzoli Lizard, 2014), un antico volume dalla copertina nera, pagine ingiallite dal tempo, fitte note a margine scritte a mano con grafie frettolose, cartoline, fogli pieni di appunti e scarabocchi, vecchie fotografie che fanno capolino e intrigano anche il lettore più scettico.
Un raro cimelio pescato da chissà quale affascinante e suggestiva biblioteca? No, una vera e propria trovata letteraria (e soprattutto commerciale) uscita nelle librerie di tutto il mondo proprio quest’anno, quella di Doug Dorst e J.J. Abrams: scrittore il primo, regista di successo e personaggio poliedrico il secondo, colui che ha rivoluzionato il mondo delle serie tv, con le sei seguitissime stagioni di Lost, e del cinema, con la partecipazione a cult cinematografici del calibro di Star Trek e Star Wars.
Si tratta indubbiamente di un romanzo “anomalo”, una sorta di scatola magica piena di trucchi e giochi di prestigio, che offre al lettore una storia composta da un insieme di infinite possibilità, sorprese e colpi di scena.
Quello che potrebbe essere una bella novità narrativa nel panorama letterario internazionale degli ultimi tempi, viste le premesse più che promettenti, tuttavia si trasforma, fin dalle prime pagine, in un intrico di parole difficile da districare, dove la confusione regna sovrana.
Infatti, oltre alla storia narrata dal romanzo del fantomatico scrittore V.M. Straka, autore di pura invenzione letteraria, il lettore deve anche sapersi muovere tra i commenti a lato pagina dei due giovani protagonisti, Jen ed Eric, rispettivamente una studentessa universitaria e un ricercatore cacciato dalla sua facoltà, che uniscono le proprie forze e conoscenze per svelare il segreto che sta dietro a questo particolare manoscritto.
L’idea della storia nella storia è sicuramente vincente, la tecnica della metanarrazione sa appassionare il lettore, coinvolgerlo e metterlo alla prova attraverso i diversi piani temporali, stilistici e narrativi, ma in questo caso non viene affatto sviluppata a dovere. Gli autori non riescono a legare in maniera armoniosa le due parti, che faticano ad amalgamarsi con la dimensione totale della storia: il racconto contenuto nel libro La nave di Teseo procede con estrema lentezza, perde il filo, scarseggia di colpi di scena, al contrario gli appunti a lato offrono lo spaccato di due vite diverse ma legate da uno stesso obiettivo comune, una parentesi intrigante, anche se troppo vicina alla dimensione sentimentale del genere rosa.
La lettura è tutt’altro che semplice, a conferma di ciò gli innumerevoli articoli comparsi sul web, ma anche su noti periodici come Vanity Fair, contenenti delle vere e proprie istruzioni per l’uso per approcciarsi a questo volume. C’è chi legge le due storie parallele in maniera unitaria e chi decide di scinderle, ma la difficoltà resta, tra domande insolubili, verità nascoste e mai spiegate, nemmeno nel finale, lasciato volutamente aperto.
Molto rumore per nulla, insomma, a ulteriore riprova che giudicare un libro soltanto dalla copertina può essere decisamente rischioso e far prendere dei veri e propri “abbagli letterari”.