tree of knowledge nils malmros

Rotterdam 43 – Signals (e oltre)

L’evento più importante di Signals è stata la retrospettiva dedicata a Nils Malmros, curata da Olaf Moller. Autore danese conosciutissimo in patria ma mai troppo considerato dalla stampa mondiale, a favore di autori più eclatanti (Von Trier su tutti) ma molto meno intimi e personali. Nei suoi lavori, sia come sceneggiatore che come regista, Malmros conserva una forte impronta autobiografica, attraverso la quale affiorano ricordi della sua infanzia e giovinezza ad Århus. Un viaggio attraverso le fasi della vita e le complessità morali elementari quanto inesauribili, sempre legate alle esperienze dell’autore, assumendo forme personali quanto universali.

Dall’infanzia – Lars Ole 5.C (1973) e Tree of Knowledge (1981) – Malmros apre un’enorme finestra sfaccettata sulla vita giovanile, tra amori, conflitti generazionali e difficoltà identitarie: A Strange Love (1968), Boys (1977), Christmas by Your Friends (1978), Beauty and the Beast (1983). Fino a quando si diventa grandi e i problemi crescono Pain of Love (1992), Facing the Truth (2002), Aching Hearts (2009) tutto è in divenire e i problemi dell’adolescenza non fanno altro che riflettersi nell’età adulta laddove manca anche la spensieratezza. Fuori, ma estremamente legati, da questo discorso il metalinguismo geografico e personale di Århus by Night (1988) e la dolce Barbara (1997) tratta da Jacobsen, unico soggetto non “proprio” dell’autore ma che sente (e legge) in maniera molto privata. Fino all’ultimo straordinario Sorrow and Joy (2013) un altro frammento autobiografico del suo meta-cinema, uno dei più intensi, dove la sua vita non è più solo racconto ma stavolta anche rimozione e accettazione.

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In Regained, tanti registi e artisti che scelgono di trattare direttamente con immagini, suoni, temi o testi la ricca eredità d’immagini del cinema; opere che creano un particolare senso di esperienza cinematografica, in cui si fondono il presente con il passato.

Le testimonianze di vita di molti registi spesso creano un ritratto “invisibile” indiretto, ma offrono anche una riflessione su quale sarà l’impatto che l’evoluzione del cinema ci porta. Percorsi al di fuori del cinema tradizionale, sulle urgenze di un linguaggio, come quelli attorno ad Heinz Emigholz e Erkki Kurenniemi. Il primo grande autore-architetto tedesco ed il secondo rivoluzionario musicista, elemento catalizzatore di tutta l’avanguardia elettronica finlandese. Protagoniste in questa sezione anche riflessioni di personalità presenti e passate del cinema (Linklater, Benning, Bergman) come le istallazioni di Post-Script; rivisitazioni, re-editing o riciclaggio di film classici, attraverso manifesti, opere d’animazione, photoshop, dischi in vinile e light box.

Secretly Greatly, Jang Cheol-Soo, 2014

Secretly Greatly, Jang Cheol-Soo, 2014

How to Survive… contiene film in cui la causa di tutti i disastri si verifica nella realtà dei nostri sistemi (economici, sociali e tecnologici) attuali; opere che riflettono le nostre paure del mondo reale. Proprio come la teoria dei sistemi, il che presuppone che la società si compone di sottosistemi coesivi in cui gli eventi minori funzionano come catalizzatori. Dal cambiamento climatico (The Station di Martin Kren) alla religione (The Sacrament di Ti West), dalla lotta tra comunismo e capitalismo (Secretly Greatly), al Web 2.0 (Hoax_canular di Dominic Gagnon). I film in How to Survive… forniscono una ricca, varia impressione e molte metafore per i problemi e le paure della società contemporanea, ciascuno dal proprio punto di vista; proprio in un periodo in cui la nostra crescente dipendenza dalla tecnologia ci rende molto vulnerabili ai pericoli come il cyber terrorismo e furto di identità.

Mysterious Object at Noon, Apichatpong Weerasethakul, 2000

Mysterious Object at Noon, Apichatpong Weerasethakul, 2000

Fuori dalla sezione Signals ma molto legato al discorso che Rotterdam vuole e cerca continuare a fare sul cinema è l’omaggio all’Hubert Baals Found. Mysterious Objects – 25 Years of Hubert Bals Fund raccoglie quattordici film finanziati dal Festival attraverso questo fondo che da 25 anni aiuti giovani autori emergenti dalla grande e profonda visionarietà. Da Ilya Khrzhanovsky (4) a Elia Suleiman (Chronicle of a Disappearance), da Sharunas Bartas (Few of Us) a Chen Kaige (Life on a String), da Apichatpong Weerasethakul (Mysterious Object at Noon) a Garin Nugroho (A Poet).

Così si conclude questo percorso attorno al Festival di Rotterdam e dintorni che si dimostra, anche questa volta, probabilmente la manifestazione più stimolante, almeno nel contesto europeo. Tra le opere sensibilmente per “addetti ai lavori” e sempre maggiori aperture al pubblico, la forma dell’IFFR si conferma anche una delle più funzionanti in un panorama sempre più difficile. Complimenti.

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