risorto

Risorto – Kevin Reynolds

Il nuovo film di Kevin Reynolds (Robin Hood –- principe dei ladri) narra una vicenda non nota ambientata a Gerusalemme nel 33 D.C., anno della morte di Gesù. A tre giorni dalla crocifissione ordinata da Ponzio Pilato, il corpo del Messia scompare dal sepolcro in cui giaceva. Poiché Pilato era stato avvisato della Resurrezione e temendo una rivolta già nell'aria, egli incarica il tribuno Clavio (Joseph Fiennes) di trovare il corpo per mettere fine ai suoi timori. Dopo varie indagini, Clavio riesce a trovare Gesù risorto, ma la sua volontà distruttiva cederà sotto il bene supremo del Salvatore.

Tratto dall'omonimo romanzo di Angela Hunt, Risorto nasce come un film non banale in quanto offre un punto di vista inedito sulla storia della Resurrezione: è interessante vedere come l’oggetto del racconto non sia quello straordinario episodio, bensì ciò che succede dalla parte dei Romani, di chi vedeva Gesù Cristo come un pericoloso nemico. Kevin Reynolds registicamente si muove bene, conferisce valore a scenari affascinanti e aridi, scenografie sontuose e costumi curati.

Risorto poster

Tuttavia, si sa che il respiro epico di un film storico (e per giunta riguardante un passaggio chiave della Bibbia) non lo fa solo la tecnica; è un insieme di fattori che concorrono a emozionare e a suggerire che ciò a cui si sta assistendo è qualcosa di indimenticabile, cosa che effettivamente è la Resurrezione di Cristo. Non è facile indicarli con precisione (personaggi profondi? musiche incisive? simbolismi efficaci?) ma di certo permettono alla narrazione di trascendere lo schermo e aumentare il coinvolgimento.

A quest’ultimo proposito, la mancanza di empatia o compassione per il controverso personaggio di Clavio delinea il problema maggiore. La sua dimensione psicologica appare molto limitata rispetto a ciò che affronta narrativamente: durante la ricerca di Cristo prega regolarmente il dio della guerra ma non sembra avere una vera anima guerrafondaia, tutt'al più esegue gli ordini di Pilato meccanicamente; il momento della conversione a discepolo di Gesù dovrebbe essere vissuto come una totale crisi per un legionario del suo calibro, e ciò darebbe spazio ad un’evoluzione importante del personaggio che qui sostanzialmente manca, passando repentinamente da cacciatore a seguace. Questo processo non risulta verosimile, ancor più se nel suo carattere non vengono mostrate “crepe” che preannuncino una possibile trasformazione verso il bene.

Un’occasione sprecata per Reynolds, che ha scelto un soggetto molto cinematografico ma ha raccolto una sfida forse troppo ardua.

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