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Kreuzweg – Le stazioni della Fede – Dietrich Brüggemann

Le sperimentazioni e i formalismi de Le stazioni della Fede, non si reggerebbero senza l'incredibile sceneggiatura (premiata con un Orso d'Argento al 64esimo Festival di Berlino) firmata dallo stesso regista Dietrich Brüggemann che sottilmente accusa e diffama la Fraternità Sacerdotale di San Pio X e gli effetti collaterali di ogni fondamentalismo religioso. Più che di riflessioni si tratta di riflessi.

È un virtuoso piano fisso ad aprire il film: come in una rappresentazione dell'Ultima Cena, Padre Weber (Florian Stetter) spiega ai suoi giovani studenti, in procinto di prendere il sacramento della cresima, cosa vuol dire essere un soldato di Dio, l'importanza del privarsi della bellezza e la ricchezza che possono portare dalla negligenza e dei ritmi demoniaci della musica moderna.

Lea Van Acken Kreuzweg locandina

Tra le reclute c'è Maria (Lea Van Acken) una quattordicenne che catturata dai dogmi della comunità cristiana in cui vive decide, così come Gesù Cristo, di portare una croce e di farsi martire. Come accadeva in Luci d'Inverno di Bergman o nel recente Ida di Pawlikowski, Le stazioni della Fede è il racconto del calvario di Maria, sola come il fantasma del padre di Amleto, dei sui dubbi spirituali e paure, dalla condanna a morte fino alla sua sepoltura.

La storia è raccontata in 14 episodi che riprendono sia nel titolo che nel contenuto le tappe del rito cattolico della Via Crucis, ognuno dei quali è formato da una singola inquadratura, senza profondità di campo e stilisticamente fredda come quelle che ci è capitato di vedere nel cinema di Roy Andersson.

Il film rinuncia a due degli archetipi del linguaggio cinematografico sin dalle origini: il montaggio e il movimento di macchina. Scelta estrema ma drammaticamente motivata in quanto permette di mettere in primo piano l'interpretazione spezza cuore della giovane Lee Van Acken e il lavoro degli sceneggiatori capaci di rappresentare la confusione e il dolore di chi ha deciso di mettere la salvezza degli altri prima quella di se stesso.

Decisamente europeo per contenuti ed estetica, Kreuzweg – Le stazioni della Fede è un emozionate studio sull'intolleranza e sul sacrificio e sul potere della fede nei suoi aspetti negativi e positivi. La verità e che c'è a chi piace sia Bach che il rock’n’roll.

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