neil armstrong

Il sogno di un lato oscuro

Neil Armstrong se ne è andato, pianto dalla Terra e dalla Luna

Non c’è nessun lato oscuro. Arrivi a casa un sabato sera inutile qualsiasi, hai già intenzione di vedere l’alba. Accendi il computer nell’unica notte nuvolosa di questa tarda estate. Scopri che se n’è andato anche Neil Armstrong. Pensi subito ai Floyd, accendi una sigaretta e ti metti a riflettere sul balcone mentre sul giradischi rispolveri quel The Dark Side of the Moon che tanto ti ha fatto sognare. Si alza tuo padre nottambulo, ti inizia a raccontare cos’è stato per lui e per l’intero immaginario della sua generazione lo sbarco sulla Luna, la notte più lunga della vita, le birre consumate al bar del paese (la televisione allora era ancora un lusso) per la tensione, le parole confuse di Stagno e di Orlando, e soprattutto il sogno di Armstrong. Lo scorso novembre gli era stata conferita la Congressional Gold Medal la più alta onorificenza civile americana. Riconoscimento quantomeno doveroso per chi in quel magico 20 luglio 1969 descrisse il primo passo sulla Luna, quasi fantascienza. Una missione fino a poco tempo prima da pura fantascienza. Eppure così reale.

Sono le 20:17 negli Stati Uniti, il comandante Armstrong prende il controllo manuale del modulo e lo adagia sulla superficie della Luna. L’approdo, mai sperato fino a quel momento, e’ nella parte meridionale del Mare della Tranquillità. Alle 2:56, mentre in Italia gli orologi segnano le 4,56 minuti e 15 secondi del 21 luglio 1969, sei ore e mezza dopo aver toccato il suolo con la sonda, Neil Armstrong è sull’ultimo gradino della scaletta del Lem ‘Eagle’. Allunga la gamba. Esita un attimo. “Ora scendo” assicura. Poi dice la frase che segna la storia del XXesimo Secolo: “Sarà un piccolo passo per l’uomo ma un gigantesco passo per l’umanità’”. E finalmente poggia il suo piede sinistro sulla polverosa superficie della Luna.

30th Anniversary of Apollo 11 Moon Mission

La prima permanenza sul nostro beneamato satellite dura due ore, quindici minuti e pochi secondi. Armstrong, ex pilota di jet per la marina militare americana nella guerra di Corea, ingegnere aeronautico e pilota civile, è il primo uomo a sbarcare su un corpo celeste fuori dalla Terra. Era andato per la prima volta nello spazio nel marzo 1966, con la missione Gemini 8. Poi con Aldrin e Collins il sogno di una generazione. Fu Nixon a vedere quel sogno concretizzarsi durante la sua presidenza, e la sua firma era accanto a quella degli astronauti, sulla targa che la missione Apollo 11 lasciò sul suolo lunare. L’allunaggio era stato il realizzarsi dello stesso sogno anche per Werner Von Braun, padre del programma Apollo, così come quello della sua squadra dell’Agenzia e tutti gli ingegneri e tecnici del Kennedy Space Center di Cape Canaveral.

Per i decenni successivi al 1969 Neil Armstrong, come tutta la Nasa, ha dovuto combattere per il suo stesso sogno, con le accuse di quanti sostenevano che in realtà la passeggiata su quella oscura luna non sarebbe mai avvenuta (come nel famoso film Capricorn One diretto da Peter Hyams nel 1978 che raccontava di un finto sbarco su Marte o addirittura citando il celeberrimo 2001:A Space Odissey di Stanley Kubrick). La tesi ‘complottista’ si è nutrita di una serie di presunte prove, periodicamente rilanciate dal web. Ad alimentarle, soprattutto lo studio delle celebri fotografie dello sbarco: troppo perfette, per essere state scattate a mano libera, senza guardare nel mirino, oppure prive di stelle o con ombre difficili da giustificare. Ma tutto ciò non ha senso, o almeno, è soltanto un altra storia che non ha senso raccontare stasera.

Alla fine la puntina stanca del mio giradischi ha cantato quattro volte quel Dark Side. Hai sonno, non vedi l’ora di andare a letto, mentre tuo padre è già appisolato a sognare (forse proprio sulla sua memoria, su quello che è stato, su quell’impronta). Sulle note di Eclipse ti accendi l’ultima sigaretta, ancora sul balcone. La Luna (questa notte sempre maiuscola), prima dell’alba, ha voluto fare capolino; un po’ più sola, un po’ più triste. Quasi volesse salutare il primo uomo che ha posto il piede sulla sua pelle come sul lato oscuro di tutti noi. Un sogno che a quarantatré anni di distanza vive ancora in moltissime persone che, ancora affascinate, guardano l’immensità del cielo (tra i quali ci sono anche io). Momenti che mai torneranno, ma mai moriranno. E allora sorridi, non ti resta che quello, pensando che tutte le cose sotto il sole brillano, ma che quel sole sarà sempre eclissato dalla Luna.

Morire sulla Luna per vedere la Luna! Si trattasse di restarci un anno o due, forse… Non so. No, no, sarebbe un prezzo troppo alto lo stesso: perché irrazionale. Oh, se riuscissimo a sgombrare il campo dalle fanfare su questa Luna! Basta con questi sogni, con queste fanfare!” Neil Armstrong, intervistato da Oriana Fallaci, 1964.

Grazie


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