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Malcolm McLaren, padre del punk

McLaren fu per il Regno Unito ciò che Andy Warhol fu per gli Stati Uniti

Se si parla di Cultural Studies in Gran Bretagna, dei primi Cultural Studies dei decenni ’60-’80, si parla, fra le tante cose, della subcultura del punk e del suo studio, accanto allo studio delle altre subculture e delle minoranze etniche, sociali, e sessuali. Si parla di Londra, dove insieme a Birmingham, che ne fu la culla accademica con Stuart Hall e Dick Hebdige, tutto questo è nato. Si parla del Goldsmiths College, che il sottoscritto, come McLaren, ha avuto l’onore inestimabile di frequentare, e che fu culla di quella rivoluzione sociale dello stile e del gusto, per dirla con le parole di Hebdige e di Pierre Bourdieu. Goldsmiths allora, come Camden Town e l’East London adesso, Old Street, Shoreditch e Brick Lane: così come Kings Road a Chelsea, che fu la culla dei punk nella seconda metà degli anni ’70 e che ora è il quartiere più posh della capitale: luoghi dove l’atmosfera del punk, della youth culture e delle tendenze giovanili di stile, gusto, abbigliamento, si respira nell’aria e si legge fra i mattoni dei muri dei pub pieni di manifesti che pubblicizzano concerti, questi ora, 2010, certamente meno importanti come rilevanza sociale rispetto ad allora, 1970 e dintorni.

Possiamo dire, senza paura di esagerare, che Malcolm McLaren fu il padre del punk britannico – quello vero, il Punk con la P maiuscola, quello che significava una subcultura e un modo di vivere, una filosofia, non certo la versione senz’anima dei giorni nostri che ne è la finta brutta copia. Ne fu il padre, McLaren, perché seppe far esplodere il punk in quanto portatore di un messaggio sociale forte e vero, su scala nazionale prima e mondiale poi. Lo fece costruendo e finanziando una band che non sapeva suonare gli strumenti che imbracciava, ma che incarnava fino alle estreme conseguenze un modo di vivere e di fare arte della vita e vita dell’arte, quella filosofia dell’elogio apologetico dell’esistenza senza futuro che è apoteosi della sensibilità da neodecadentismo o neoestetismo peculiare alla seconda metà del Novecento di cui per l’appunto, i suoi Sex Pistols furono sublime e tragica incarnazione, in particolare nella figura di Sid Vicious.

Marito della stilista Vivienne Westwood, Malcolm McLaren fu per il Regno Unito ciò che Andy Warhol fu per gli Stati Uniti – naturalmente attraverso modalità diverse – in quanto McLaren non fu artista visivo, ma simili per la medesima capacità di segnare i tempi che ha vissuto e di coglierne quello spirito a metà strada fra arte e pubblicità, fra estetica per sé e successo commerciale, che di quei tempi è per l’appunto il tratto più evidente. Ci lascia un personaggio che ha influenzato e impresso il suo marchio indelebile sulla seconda metà del Novecento per l’arte, la società, la cultura.

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