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La mala ordina – Fernando Di Leo

L’uomo da uccidere è Luca Canali.

La Mala ordina di Fernando Di Leo, il secondo capitolo della trilogia del Milieu, il primo è stato Milano Calibro 9 mentre il terzo Il Boss, svela subito le intenzioni. Nessuna storia da districare, ma solo un omicidio da compiere e nella maniera più spettacolare, “un’esecuzione alla Scala e impiccarlo alla Madonnina”, l’ordine arriva direttamente da New York. Se a Roma infatti, come ha spiegato Umberto Lenzi, la malavita era casereccia, a Milano, invece, aveva un carattere più internazionale, e dall’America, da New York arrivano i due Killer, uno bianco e uno nero, antesignani dei Jules e Vincent di Pulp Fiction.

Ma chi è Luca Canali? Luca Canali, interpretato da Mario Adorf, è un macrò, un magnaccia, un “essere ripugnante, ma pulito” che gestisce un giro di prostituzione a parco Lambro, un pesce piccolo, che non riesce neanche a fumare senza tossire, affettuoso con la figlia, che una moglie, forse più dura di lui, gli vieta di vedere spesso per paura che possa scoprire il suo vero mestiere. Un uomo “di casino”, una caricatura di certi atteggiamenti mafiosi, ma dal viso molto espressivo e una testata micidiale, che viene incastrato in una truffa da 3 miliardi di lire quando il boss Tressoldi decide di rubare una partita di droga direttamente dal suo socio americano, che indispettito decide di punire, ingannato, l’uomo sbagliato, “devono sapere che a Milano gli americani l’hanno fatta da padroni… Ci pensa direttamente New York a calargli il piombo in bocca”.

Stretto in una morsa dove anche gli amici più fidati si rivelano dei traditori, in una Milano piena di donne nude e feste particolari, Luca Canali saprà reagire stupendo tutti e regalando al pubblico uno strepitoso inseguimento attraverso i Navigli di Milano, girato con le tecniche proprie del genere, niente camera car, la cinepresa direttamente sul mezzo, come ha spiegato sempre Umberto Lenzi nel documentario Italia 70, il cinema a mano armata, per restituire nella maniera più vivida le forti emozioni di un’azione concitata.

“I love him. He is my all time favourite director”, con queste parole Henry Silva, l’attore americano di turno (era prassi all’epoca chiamare attori stranieri per poter vendere la pellicola anche all’estero), “il Killer per antonomasia”, famoso per la sua faccia fredda e dura, definisce Fernando Di Leo, morto nel 2003. Uscito nel 1972 il film attraversa vari temi (si accenna al Vietnam, agli Hippie, ai vizi della Milano da bere) sempre senza uscire mai dal genere, che gestisce in maniera impeccabile in un crescendo finale davvero mozzafiato, aiutato anche dalla colonna sonora di Armando Trovaioli.

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