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Fa Niente, Giorgio Poi

Il breve concerto al Serraglio di Milano

Ci sono certi precisi istanti nei pranzi del Centro e del Sud Italia ma anche di quelli più allargati del Nord in cui, letteralmente, si tende a temere per la propria incolumità: infatti la quantità di cibo, bevande e libagioni varie superano talmente tanto la dose normale che uno è portato davvero a preoccuparsi per la propria salute. Tuttavia alla fine non succede mai niente e, specie a fine pasto, si capisce che sì, l’abbuffata era cosa buona e giusta perché faceva parte di un antico, quanto gustoso, rituale in cui l’accostamento “parenti + portate” era finalizzato a lenire gli eventuali problemi sia con i primi che con i secondi (anche intesi come portate): l’effetto della zia antipatica è anestetizzato da quel tiramisù della nonna e il serpentiforme capitone della mamma non può che essere meglio apprezzato dalle assurde storie del cugino di primo grado.

Queste sensazione, ma in senso opposto e contrario, si sono vissute anche lo scorso venerdì 3 marzo al Serraglio a Milano, durante l’atteso concerto di Giorgio Poi. Giorgio Poi è stato ed è, senza mezzi termini, uno degli artisti più chiacchierati di questi mesi. Con il suo disco di esordio, Fa niente, uscito per Bomba Dischi (ancora una volta tu/ ma non dovevamo vederci più?) ha strappato apprezzamenti da destra a manca, riscuotendo successo sia in termini di critica che di pubblico. E perciò, come dicevamo, questo live al Serraglio interessava parecchia gente, che infatti ha affollato di buon grado il locale milanese. Anticipato dall’esibizione di Liede (l’organizzazione di marca Costello’s ormai è sinonimo di grande qualità sulla scena meneghina), Giorgio Poi non ha deluse le aspettative.

Il suo set è stato solido e l’artista romano d’adozione ha dato sfoggio di una certa buona dose di virtuosismo alla chitarra (tanto è vero che si è diplomato in chitarra jazz alla “Guildhall School Of Music And Drama”) e quella voce così caratteristica che dà a tutte le sue canzoni un tocco personalissimo. Durante il concerto Giorgio, poi, accompagnato da una band ridotta ai minimi termini, ovvero basso&batteria e stop, ha proposto tutte le canzoni dell’album, da Tubature a Acqua minerale, passando per il primo, fortunatissimo, singolo, Niente di strano. il pubblico ha ballato e cantato a memoria le liriche dell’artista, con un grado di conoscenza davvero non “da tutti i giorni”, specie per un artista all’esordio (almeno come singolo, dato che lo avevamo già conosciuto, qualche anno fa, come membro dei Vadoinmessico).

Eppure qualcosa è mancato l’altra sera a Milano. Infatti Giorgio Poi, e questa è forse la sua caratteristica più interessante, riesce ad inserire, senza alcuna pesantezza, veri e propri intarsi della psichedelia più pura con dei momenti che dimostrano tutta la propria perizia nel suonare. Ecco questi momenti un attimo più dilati, che uscissero dalla riproposizione, per altro perfetta e meglio che su disco, sono mancati al concerto milanese che è durato giusto il tempo di un carpaccio o di una bresaola in un bar in qualche viale trafficato: un set di poco più di mezz’ora che, viste le dieci canzoni del disco, non poteva probabilmente essere prolungato oltre.

Certo ci sono state anche due, apprezzatissime, cover, ovvero Il mare d’inverno di Loredana Bertè ed Enrico Ruggeri e Aurora de I Cani. Però qualche parentesi più allungata, qualche contorno più sfumato, qualche confine non ben definito a determinati suoi pezzi ci sarebbe stato bene (nell’economia globale di un album che ha dei vertici di finissima canzone d’autore e altri passaggi maggiormente dimenticabili). Insomma, lungi da quella sensazione di solenne sazietà, è dello stomaco e dei sentimenti, che caratterizza i pranzi in famiglia nella nostra Penisola, il concerto di Giorgio Poi è stata una versione un po’ light di una cena o di uno spuntino fuori pasto. E noi, come recita la celeberrima pagina Facebook “Dicci di più”, siamo ancora, tanto, affamati. In fondo, parlando in chat con una ragazza di Parma nella nottata post-concerto, lei ha descritto la voce di Giorgio Poi come «la più sensuale della musica italiana, alla pari di quella di De Rubertis». insomma Giorgio, “dicci di più” perché ti conviene anche a te no?

Sappilo se non c’eri:
Adam Green ci ha battezzato col suo sudore again, di Ilenia Lando
Cantando sotto la pioggia con Giorgio Tuma a Milano, di Mattia Nesto
The Veils dichiaratamente dark, di Ilenia Lando

Grazie


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