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Dheepan – Una nuova vita – Jacques Audiard

Dheepan – Una nuova vita è la storia di un uomo, una donna e una bambina, estranei l’uno all’altro, che, per fuggire dalla guerra civile in Sri Lanka, adottano l'identità di una famiglia di persone decedute da poco. Sin da subito, quel che appare come il mezzo necessario per poter fuggire, l’esser parte di una (finta) famiglia, è contrassegnato da una dimensione del tutto particolare: l’estraneità tra i tre si fonde, infatti, con un forte senso di responsabilità che ognuno deve pur iniziare a nutrire verso l’altro.

La finzione, per essere tale, deve simulare una verità che esibisca una sua consuetudine massima; in questo caso, cioè, i tre devono essere una famiglia, instaurando i legami e i ruoli che questa comporta. Già in una delle prime scene, Dheepan, il protagonista, ricorda alla donna come essi abbiano delle responsabilità genitoriali verso la bambina appena conosciuta. Ma dietro a questa estraneità, che deve subito entrare in contatto con una forte responsabilità, si profila qualcosa di più, una profonda riflessione che rende questo film, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, un film in grado di estendersi verso più significati e di non essere solo un film sui rifugiati e sulla loro integrazione.

Dopo una breve permanenza a Parigi, i tre vengono mandati in periferia, in un quartiere controllato dalla criminalità locale. Nella banlieue, tra l'integrazione che inizia con scene iniziali di humour e la violenza, la costrizione di dover essere una famiglia comporta nei tre una quotidianità di ruoli che, soprattutto in Dheepan e nella bambina, diventa, a poco a poco, la possibile realizzazione di una vita relazionale. Seppur indotta, questa vita familiare ha una sua morbidezza affettiva e nelle pieghe difficili di una finzione da dover mantenere, di una realtà circostante sconosciuta e di un passato difficile, si insinua nei tre, in modi e tempi diversi, la possibilità che quei finti legami possano avere, in fin dei conti, una loro valenza nuova, non più solo funzionale alla fuga. La tenuta e l’esito di questa possibilità nuova, non saranno, tuttavia, facili da gestire per i tre.

Come nei precedenti Il profeta e Un sapore di ruggine e ossa, il regista Jacques Audiard affronta il tema del nuovo, nei termini di quei possibili eventi/stravolgimenti che cambiano una o più vite. Ed è proprio in questo che egli non scivola mai in una linearità di racconto ovvia e scontata: la facilità riscontrabile nel pensare che una vita possa rinnovarsi o che qualcosa di nuovo – positivo o negativo – possa sollecitarla facilmente o, ancor di più, convertirla, viene neutralizzata da Audiard, presentando i lunghi silenzi, i cambi di espressione e le lente e impercettibili modificazioni vissute dai protagonisti delle storie, estranei a loro stessi prima ancora che al nuovo cui vanno incontro.

Girato in lingua tamil e con la positiva interpretazione di Antonythasan Jesuthasan (ex guerrigliero, fuggito dallo Sri Lanka con passaporto falso, come nel film), Dheepan si addentra ancora di più in quest’ultimo aspetto, cercando di far capire come il nuovo in una vita non sia un nuovo cominciamento quanto invece un lento e difficile processo che, per gradi, mette alla prova l'estraneità verso se stessi e rende poco immediati e riconoscibili il senso di responsabilità e la direzione dei bisogni affettivi che si provano verso se stessi e gli altri.

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