Remake dell’omonimo film israeliano diretto da Roi Werner nel 2011, 2Night si pone sin dai primi istanti come un road movie capovolto, dove l’intento dei personaggi non è di certo quello di raggiungere l’altra costa del continente, ma di trovare un parcheggio il più possibile vicino a casa. I protagonisti di questa impresa titanica sono due trentenni, interpretati da Matilde Gioli e Matteo Martari, nottambuli in una Roma senza stagione e riscaldata dalle luci giallognole della strada. Fedeli agli stereotipi dei codici contemporanei (disinibita e intraprendente lei, goffo e immobile lui), il loro incontro li porterà poco a poco a svelarsi, dimostrando l’un l’altro che sotto la maschera del rapporto occasionale si coltivano speranze ben più articolate e, a ben vedere, universali.
La coppia Gioli-Martari funziona a fasi alterne, ma al regista Ivan Silvestrini e agli sceneggiatori Antonio Manca, Antonella Lattanzi, Marco Danieli va senza dubbio riconosciuto lo sforzo di fare del linguaggio un territorio d’identità generazionale: le parole dei protagonisti suonano autentiche grazie a un lavoro di scrittura precisissimo, che consente tra le altre cose di mantenere vivo il ritmo in un film che è in sostanza composto da un’unica e articolata scena. Le dinamiche fotografiche e narrative si sostengono vicendevolmente per catturare l’attenzione dello spettatore, a metà strada tra Locke e Prima dell’alba, film dei quali si percepiscono a più riprese le influenze.
Il vagabondare notturno nella speranza di trovare parcheggio diviene presto una metafora della condizione dei trentenni di sempre, nomadi nel lavoro e nei sentimenti, alla ricerca spasmodica di una dimora fissa in un momento in cui il rischio di rimanere soli inizia ad avvertirsi tangibile e spaventoso.
Un film piccolo nel budget ma sincero nei contenuti e nella durata, che descrive in modo del tutto onesto una condizione generazionale perpetua, adattandola ai giorni nostri con gli strumenti della contemporaneità.