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Voci – Dacia Maraini

Voci di Dacia Maraini è un romanzo edito nel 1995, quando ancora non si faceva un gran parlare di abusi e soprusi subiti dalle donne soprattutto all’interno delle mura familiari. Nonostante ciò l’autrice riesce sapientemente a introdurre quell’argomento tenuto sotto al tappeto di ogni salotto per una sorta di pudore, lo stesso che tutt’oggi, purtroppo, nelle donne vittime di violenza apre la strada a sentimenti di vergogna e senso di colpa così forti da fagocitare il coraggio di denunciare, quelli che vengono giustificati come gesti inconsapevoli degli uomini, da perdonare, fiduciose che non si ripeteranno più.

La protagonista del racconto è Michela, giovane giornalista radiofonica incaricata di condurre un’inchiesta sui delitti che hanno come vittime donne di tutte le età. Appena accettato l’incarico la giornalista scopre che la vittima dell’ultimo efferato omicidio avvenuto in città è la sua dirimpettaia, quella ragazza dall’avvenenza diafana che portava sempre delle sbarazzine scarpe da tennis azzurre. Michela si immerge nelle indagini e, partendo dalla convinzione che l’unica cosa in comune con la vicina di casa fosse il pianerottolo, scoprirà che in realtà condividevano qualcosa di molto più intimo.

Il romanzo procede alla ricerca dell’insospettabile omicida, come ogni noir che si rispetti, ma i veri elementi gialli sembrano essere la definizione del carattere della vittima e la comprensione delle ragioni che portano al compimento di simili atti nei confronti delle stesse donne di cui ci si innamora. La giornalista accompagnata dal suo registratore vocale andrà alla ricerca della voce più sincera, quella in grado di fare luce su chi era quella ragazza con cui di tanto in tanto condivideva pochi taciturni secondi in ascensore.

Michela dedicherà alle indagini ogni momento ed ogni pensiero della sua giornata, facendosi trasportare completamente da una piena compassione nei confronti della ragazza così ferocemente portata via alla vita, probabilmente è uno di quegli impulsi femminili che nascono non si sa da dove a dirle fin da subito che quel caso la tocca più da vicino di quanto possa immaginare, non solo per il suo essere donna, non solo per dovere di cronaca.
L’attenzione ad ogni minima vibrazione delle voci raccolte e l’istinto tutto femmineo nella ricerca di una risposta all’ignoto sono elementi che arricchiscono di rosa un giallo perfettamente costruito.
La narrazione incede lineare e leggiadra, l’indagine sulle fragilità ed isterie dei personaggi avviene in punta di piedi, scevra da patetismi.

Tuttavia, l’esposizione appare in alcuni punti un po’ troppo manierata, laddove la descrizione di certi personaggi avrebbe potuto sicuramente rendere meglio l’atmosfera tetra che si deve ad un noir. La Maraini si espone poco, facendo uso di quel suo bòn ton così piacevole nelle interviste ma forse a volte limitante nella scrittura. È molto probabile che il ricorso ad un registro così essenziale sia un mezzo per far emergere la tematica della violenza sulle donne evitando di perdersi in estetismi fuorvianti, ciononostante ritengo che lo scarso utilizzo di sinonimi e quella dose di piattezza nelle descrizioni dei soggetti più che degli ambienti, siano elementi criticabili quando a scrivere è un’autrice eclettica e colta come la Maraini.

Aldilà delle questioni prettamente stilistiche si deve rendere all’autrice il merito di aver dato il suo raffinato contributo allo sdoganamento di certe tematiche; con compostezza e tramite una forma romanzata che a volte fa sembrare la questione ancora lontana dalla realtà, l’autrice insinua domande, porta al ragionamento. Perché tante donne sono violentate e uccise? Perché così spesso sono proprio gli uomini a cui aprono con fiducia la porta, scalze e felici di accoglierli, quelli che le uccidono? Quelle donne potremmo essere noi, le nostre figlie, le nostre mamme, le nostre amiche e quegli uomini potrebbero essere insospettabili padri di famiglia, compagni invidiabili. Non è forse il caso che apriamo gli occhi ed iniziamo ad usarli per indagare con meno superficialità una lacrima alla fermata del bus, un tono di voce rancoroso e troppo alto al supermercato?

“Adesso anche lei se n’è andata. Chissà se aveva le scarpe ai piedi. Fanno così poco rumore queste donne morte, nel loro andarsene.”

Grazie


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