the company you keep robert redford

The Company You Keep – Robert Redford

Uno degli ultimi grandi eventi di questa Mostra è sicuramente l’arrivo del monumento di Hollywood Robert Redford, regista e interprete di The Company You Keep, presentato fuori concorso. Accanto a lui un cast stellare: Julie Christie, Susan Sarandon, Shia Leboeuf, Nick Nolte.

Nick Sloan è stato un membro attivo dei Weathermen, gruppo di attivisti negli anni del movimento studentesco e pacifista contro la guerra del Vietman passati alla lotta armata. Braccato dopo una rapina finita col morto è riuscito a sparire nel nulla e a vivere una nuova vita per trent’anni. Ma quando una delle sue compagne viene presa dai federali e il suo segreto è scoperto da un reporter d’assalto è costretto alla fuga e a una corsa contro il tempo per ritrovare i vecchi compagni di lotta e dimostrare finalmente la sua estraneità all’omicidio.

Thriller di classicissima fattura che funziona come un orologio, The Company You Keep è certamente uno dei film migliori visti quest’anno al Lido, baciato dalle interpretazioni di un cast straordinario, con un calibratissimo equilibrio tra l’azione e l’indagine del giornalista con il vizio della verità a tutti i costi. Non ci sono ricercatezze formali né tecniche di messa in scena d’avanguardia, per parlare di come il film è fatto non possiamo far altro che segnalare l’ottima fotografia, un montaggio e una regia quasi invisibili. Il bello è che stiamo parlando di un’opera che potrebbe essere vecchia di sessant’anni ma è viva e funziona oggi e parla immediatamente all’occhio e alla mente, come il miglior cinema deve fare.

Un film che ci riconcilia con Hollywood e il cinema americano, capace nella sua perfezione formale di diventare puro veicolo di una grande storia. E quando la Storia la porta in scena e la incarna uno come Robert Redford, icona liberal che fa i conti con il passato di speranze libertarie degli anni Sessanta e la ferita del Vietnam, che parla di utopia e disillusione, impegno e speranza, famiglia e responsabilità, mostrando uno sguardo libero e maturo, scevro dall’ideologia e dal massimalismo, non possiamo che ammirarlo.

Dopo aver visto il pur ben fatto Aprés Mai di Assayas, qui in concorso, mi dicevo convinto del decadimento definitivo della rivoluzione e del Sessantotto come punto di partenza per fare del buon cinema. The Company You Keep è la risposta, l’unico film sul “sessantotto” – riempite di senso la definizione voi – che ha senso fare oggi.

Grazie


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