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The 20/20 Experience – Justin Timberlake

Justin Timberlake è un cantante, attore e imprenditore americano; questo è quello che recita l’incipit della pagina wikipedia a lui dedicata. In realtà JT, oltre ad essere uno degli artisti più famosi e importanti degli ultimi vent’anni, è un uomo che nella vita è riuscito con successo in tutto quello che ha fatto. Da bambino faceva parte dello show televisivo The Mickey Mouse Club. Nel 1995 entrò a far parte della boy band ‘N Sync che in sette anni di attività vendette più di 50 milioni di dischi. Nel 2002 pensò di mettersi in proprio e pubblicò il suo primo album solista “Justified” seguito da “FutureSex/LoveSounds” (quasi 20 milioni di album venduti sommando i due lavori). Ad un certo punto decide di mettere la musica da parte e si dedica al cinema: recita in tredici pellicole (tra cui Alpha Dog , In Time e The Social Network) per un incasso totale di 2 miliardi di dollari circa. Ha recentemente acquistato Myspace con l’intento di rilanciarlo: avremo l’esito di questa sua ultima impresa solo fra un annetto direi.
Oggi, però, possiamo aggiungere un capitolo alla sua brillante carriera, ovvero un nuovo album dopo sette anni di silenzio musicale. Il titolo del disco è “The 20/20 Experience” e quello che segue non è altro che il mio parere a riguardo.

Vi avverto subito: abbandonate l’idea di mettervi all’ascolto di un insieme di canzoni, questo è un lavoro diverso. Non è un album convenzionale. Un Lp dove quasi tutti i brani presenti sono più lunghi di sette minuti non mi fa pensare ad un disco, bensì ad una colonna sonora. Questo mi piace molto ma mi fa anche sorgere un primo dubbio: viviamo in una società che viaggia ad una velocità folle, nessuno che si ferma per più di due minuti a seguire qualcosa. Come reagirà il pubblico al bisogno che l’album ha di farsi ascoltare in toto, con grande calma, con attenzione e soprattutto con pazienza?

Fin dai primi minuti la cosa che si percepisce maggiormente è che ci troviamo di fronte ad un ragazzo che non suonava da una vita e aveva una voglia matta di fare davvero tutto quello che gli pareva. I pezzi partono, viaggiano, si inseguono, cambiano strada e sono inafferrabili. Maestosità creativa. Delicatezza e ruvidezza. C’è tutto. I suoni evadono verso posti inesplorati che forse nemmeno esistono. Ogni volta che parte una canzone non posso far altro che pensare alla nuova scena di un film; inevitabilmente mi propone situazioni diverse ma come posso scollegarla da tutto ciò che ho visto fino a quel momento?
Mentre i minuti scorrono l’aspetto che mi soddisfa di più è che questo lavoro ha un sound tutto suo. Non è “anni 80”, non è “anni 90”, non è questo e non è quello, è un album caratterialmente e stilisticamente unico che pecca un po’ solamente in alcuni passaggi “molto Timbaland”, forse un po’ troppo; tenendo conto che lego Timbaland ad un tipo di musica e di beat ormai un po’ datato, ecco che mi sorge il secondo dubbio: affidarsi a lui come produttore è stata una buona idea? Essendo lui il padre di quel sound incredibile che ha cambiato le carte in tavola nel mondo della musica (FutureSex/LoveSounds) è giusto affidarsi ancora al suo tocco, e quindi inevitabilmente ad una identificazione sonora? Prometto che questo era il secondo e ultimo dubbio!

La musica di “The 20/20 Experience” è grandiosa, potente e entra nelle trame della pelle, però non con la violenza adatta per modificare tutto quello che gli sta attorno. Non come fece il suo predecessore. Del resto non posso fare altro che pensare a “Thriller” e “Bad” di Michael Jackson. Cosa puoi fare dopo aver pubblicato un album che diventa la cosa più importante che il pop abbia mai sentito? Difficile farne un seguito. Jackson ci provò con Bad, un album colossale, che però ovviamente non si può paragonare al suo predecessore perché sono due cose troppo differenti. Timberlake nel 2006 cambiò il pop mondiale, completamente. Era impensabile che ci riuscisse di nuovo, proprio per questo credo che abbia agito nel modo giusto, non puntando a ridefinire ancora una volta il pop, bensì cercando di reinventare il concetto stesso di album.

“If Led Zeppelin can have 10 minute long songs why can’t I?” Justin Timberlake.

Sono totalmente d’accordo.

Grazie


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