Raw power: Iggy Pop at the Isle of Wight festival in  2011.

Rock in Idrho @ Palasharp (MI)

Il Rock in Idrho, alla sesta edizione e dopo un anno di pausa, guadagna una consonante muta e si sposta ancora una volta di location, dal Palasharp all'Arena Concerti di Rho (MI).

Un’intera giornata di concerti dalla line-up molto variegata e che non lascerà, a fine serata, nessuno scontento: presenti al festival Outback, Ministri, Flogging Molly, Band Of Horses, The Hives, Social Distortion, Iggy Pop & The Stooges e Foo Fighters.

Parliamo subito del caldo: infernale. L’asfalto su cui stazionamo dalle undici di mattina, io con i miei compagni di sventura, in attesa dell'apertura dei cancelli, provvede a trasformare il luogo in una implacabile fornace, ma intanto fra me e me mi rassicuro: «Tanto fra un’ora aprono, ah, ah, mica sto a comprare le bottigliette dai ladri qui fuori, ah, ah, un po’ di sofferenza e si entra, che sarà mai. Ah». Hanno aperto alle 13.30, con un’ora e mezza in ritardo.
Quegli umili lavoratori che prima disprezzavo, diventano l’unica fonte di sostentamento (Quanto? Due euro per una bottiglietta dal sapore fognario? Al diavolo, dammela), ma i primi segni di debolezza cominciano a manifestarsi. Una ragazzina intanto sviene per il caldo, mentre una signora inglese (o irlandese, vai a capire) continua a commentare tutto ciò che osserva con un “”disgusting”, elargendo insulti in italiano, ma con accento britannico, allo staff.
Dentro l'arena, l’organizzazione è ottima: una decina di punti ristoro (pizza, piadine, panini, pollo, patatine, gelati, davvero di tutto), vari stand di cd, vinili e magliette e soprattutto numerosi bagni chimici per ovviare ai bisogni delle 30.000 (!) persone che si sarebbero recate al concerto lungo la giornata.
Dopo aver snobbato gli About Wayne, vincitori del contest Sony relativo ai Foo Fighters, e convinti che avessero suonato gli Outback, ci dirigiamo dalla zona ristoro verso l’enorme palco, contenti di stare per ascoltare i Ministri. Niente, ce toccano gli Outback. Formazione che ho definito con orgoglio (cit.) “la pessima combinazione di Sugarfree e Negramaro”: cantano un po’ in italiano, un po’ in inglese, per favore, abbiamo di meglio da fare.

Ministri: il sole, come mai in questo caso, sarebbe importante che non ci fosse, ma ci picchierà addosso fino alle 6, procurandoci una bella scottatura (qualcuno ha un po’ di crema?). Gli alfieri del nuovo rock degli anni zero salgono sul palco e regalano come al solito una ottima performance, anche se il pubblico intorno non reagisce con grande partecipazione. Peccato. Divi, il leader, è anche questa volta è riuscito a fare stage – diving.

Flogging Molly: il pogo mancato per i Ministri è stato tutto recuperato per questi rockettari irlandesi che non ho particolarmente apprezzato: vuoi la ripetitività del set, vuoi l’estrema lunghezza del live, vuoi la gente che mi stava praticamente uccidendo, mi hanno comunque permesso di riflettere sull'anomalia più roboante di questa edizione. Vuoi stare in prima fila? Vuoi annusare da vicino Iggy Pop? Vuoi urlare qualcosa di irripetibile a due passi da Dave Grohl? Beh, figlio mio, PAGA! Si è così palesata l’esistenza di un vip ticket, comprensivo di gadget, bar dedicato e le prime 40 file. Risultato: noi eravamo dietro una seconda inferriata, belli che lontani dal palco, impossibilitati a raggiungerlo, osservando la estrema comodità di quelli che ci stavano davanti, belli larghi e comodi. Io sono del parere che il vero concerto rock è quello che dove la prima fila te la guadagni, non dove la paghi. Mah.

Band Of Horses: il gruppo rock di Seattle ha dimostrato il suo valore, benché il pubblico non abbia mostrato molto entusiasmo, anche se bisogna dire che per atmosfere e sonorità sono un po’ distanti dal target del Rock in Idrho. Le chitarre erano comunque presenti in abbondanza, ma sono convinto che la loro dimensione sia quella del live più intimo e raccolto. Nella mezz'ora scarsa che gli è stata dedicata non sono mancati i loro classici come “Laredo” e “Is There A Ghost”, fino al capolavoro, una “The Funeral” da brividi.

The Hives: sempre divertenti e megalomani. Sul palco giungono delle enormi lettere che compongono il loro nome, mentre dei runner ninja (non sto scherzando!) preparano il palco.
Hanno dato come sempre il loro meglio, Pelle Almqvist si rivela ancora una volta istrione della macchina Hives che ho sempre ritenuto non un gruppo eccezionale, ma che fa bene quello che più gli riesce meglio: canzoni da massimo tre minuti, tiratissime, ottime per saltare e divertirsi.
In scaletta, alcuni pezzi inediti del prossimo album, oltre ai loro cavalli di battaglia, fra i quali una “Tick Tick Boom” da urlo.

Social Distortion: 45 minuti d’attesa per un panino con la cotoletta. Questo è quanto vi so dire su di loro: scusatemi, ma prima o poi dovevamo mangiare.

Iggy Pop: tornati nel mezzo dell’arena, assistiamo al concerto di una vera leggenda del rock. Avere 64 anni e sfoderare tutta quell'energia è un segnale inequivocabile per quei gruppetti morti di ispirazione che l'industria della musica sputa fuori ogni settimana.
Classici favolosi come I Wanna Be Your Dog e “Search And Destroy” hanno reso davvero indimenticabile la sua esibizione. Da segnalare: i venti ragazzi che ha fatto salire sul palco a cantare e a ballare insieme a lui (maledetto vip tickeeeeeeet) e il tizio dietro di me che odiava a morte quelli che stavano vicino al palco e non pogavano (testuale: “Merde!Siete!Emerdemorirete!”)

Foo Fighters: il main event è finalmente giunto. Dopo sei anni dall'ultimo concerto italiano, il gruppo di Dave Grohl torna nel Bel Paese con un set che potrei ritenere perfetto, per scelte musicali e durata. Due ore piene di tutti i loro successi, da “Learn To Fly” all'inaspettata “Breakout”, passando per una bella versione acustica/elettrica di “Times Like These”, la cover di “Tie Your Mother Down” dei Queen e una conclusiva “Everlong” che ha sancito il loro live come il migliore della giornata.
Rossi come dei peperoni e stanchi morti, raggiungiamo l'affollata metropolitana (prolungata la rossa fino a l’una, ma non la verde: ATM, sveglia!), concludendo questa lunghissima giornata, dai molti sapori e di certo difficile da scordare: it’s times like these you learn to live again…

Grazie


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