Paterson è Cinema implosivo e dei dettagli, una commedia semplice ma non semplicistica diretta da Jim Jarmusch (Dead Man, Daunbailò), uno dei più intelligenti e beffardi autori americani, che onora la poesia della vita di tutti i giorni con i suoi vuoti e le sue ripetizioni e racconta i successi e le sconfitte di chi vaga ostinatamente alla ricerca di qualsiasi cosa che sia meno vacua della sua esistenza.
Paterson è il capoluogo più popoloso dello stato del New Jersey. ”Il muro di Paterson” è la parete del pub del vecchio Doc (Barry Shabaka Henley) colma di fotografie di uomini illustri nati nella città. Paterson è anche il nome di un autista di autobus (interpretato da Adam Driver) che ogni sera dopo lavoro beve la solita pinta di birra bionda mentre fissa le foto del menzionato muro e ascolta le conversazione dei clienti del pub. I suoi occhi sono fissi sulle immagini del poeta William Carlos Williams, suo eroe e fonte d’ispirazione dal momento che anche Paterson è un poeta. “Il taccuino segreto” sarà il nome della sua prima raccolta che finirà di scrivere un giorno o l’altro. Ad attenderlo a casa c’è un inaffidabile bulldog inglese e l’eccentrica moglie iraniana Laura (Golshifteh Farahani) che cambia interessi così come un bipolare cambia d’umore.
Paterson è la storia tranquilla di una settimana qualunque di un poeta operaio. È un insieme di frammenti di vita casuale che Jim Jarmusch narra con una semplificazione sintetica che ricorda la New Wave degli anni Ottanta (perché nei suoi film la musica è presente anche quando non c’è) e un umore distaccato che non riesce a nascondere il forte amore verso i personaggi che ha (divinamente) scritto.
Infatti è evidente il fine di Jarmusch, cioè quello di celebrare la vita priva di variazioni del suo protagonista, la sua romantica staticità e la sua passione e lo fa filmando con attenzione il processo creativo che porta alla scrittura di tre poesie (le bellissime “Poesia d’amore”, “Un’altra” e “La Corsa”), espediente che dà vita a una narrazione affascinante e coinvolgente come accade di rado.
In Paterson il regista recupera un’espressione genuina e viscerale molto vicina agli esordi beat di Stranger than Paradise, esibendo una forma che con i suoi tempi morti, il minimalismo, il sarcasmo e con un delizioso nonsense esalta la poetica dell’insignificante e del quotidiano. ll lasciarsi trascinare dalle onde del suo cinema evoca sentimenti di dolcezza mista a caos, di serenità e disperazione da cui è impossibile difendersi.