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Nessuna paura di vivere – Andrea Mirò

A sentirla cantare sembra tornare indietro nel tempo. Sì, quel tempo in cui la musica era Musica e le parole diventavano canzoni se qualcuno con la sua voce compiva quasi una magia. Questa sensazione si prova davanti a lei: Andrea Mirò, ecclettica, poliedrica, artista a tutto tondo. Sette dischi all'attivo e collaborazioni eccellenti, da Eugenio Finardi a Mango, da Enrico Ruggeri ai Perturbazione, passando per Jesus Christ Superstar e Le Acrobate, e proseguendo per Segni (e) Particolari e Degni di nota, la sua patria non è solo la musica, ma anche il teatro e il cinema.

È una corsa inarrestabile che porta al nuovo disco d’inediti, Nessuna Paura Di Vivere, uscito oggi, venerdì 22 aprile, prodotto e mixato da Manuele Fusaroli, scrittore dei testi insieme ad Andrea Mirò, masterizzato da Giovanni Versari e che vanta partecipazioni illustri come Brian Ritchie dei Violent Femmes e Nicola Manzan dei Bologna Violenta.

L'album è un susseguirsi di immagini che la musica genera quando tocca il cuore: sono lì si afferrano, si assaporano, è impossibile non vederle. È quasi un inno alla libertà di vivere, che non nasconde il male, anzi lo mostra senza cedere alla paura. Scorrono come fotogrammi di vecchi film, dodici canzoni che proiettano scene di umana quotidianità. Nel cinema di tutti giorni, si celebra lo scappar via dai luoghi comuni e le sensazioni umane più confuse vengono allo scoperto così come sono.

C'è il mistero che incanta e le fortune degli amanti (NPDV); i legami forti e la memoria fatta di piccole cose (Piove da una vita); la decisione di non perdersi nei dettagli inspiegabili e di difendere il diritto di stare bene (Deboli di cuore). C'è l'amore degli adulti tra la gente distratta (Non chiedo di più); l'invito a non giudicare dalle pieghe del vestito, perché si può fare tanto senza accorgersene, perfino morire (Titoli di coda), e il cibo – amore, con la difficoltà di darsi all’altro e comunicare, la giusta dose di carezze e gli alfabeti nascosti (Sorprese).

Danzano le note sullo spartito, risuonano nell'aria, sembrano uscire da un vecchio grammofono in un crescendo di rintocchi. Suoni elettrici e vibranti si mescolano a schegge di batteria, echi lontani e walzer incontrano toni ruvidi e scuri; tutti si perdono e si rincorrono nel ripetersi dei versi. Incompresi ed inadeguati aspettiamo, dunque, quell'uomo con lo sguardo di un dio che conta le stelle e sfida le tempeste e che è forse l'unico a poter dare un senso alla nostra vita (Nessuno escluso).

Grazie


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