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Lasortedelcanecheleccalalama – Merçe Vivo

“…per le scale di sera passano gli spiriti. Senza il corpo hanno nostalgia solo delle mani e si buttano addosso alle persone per desiderio di toccare

I Merçe Vivo sono stati ispirati da un’altra citazione dello stesso romanzo da cui è tratta questa, ovvero Montedio di Erri de Luca, per dare il titolo al loro nuovo (terzo) album: Lasortedelcanecheleccalalama. Ma quella frase mi da lo spunto per descrivere questo disco che mette in evidenza il talento della band: le atmosfere sono quelle serali e notturne, una perfetta colonna sonora per una favola noir; le sonorità sono rarefatte, quasi intangibili (proprio come gli spiriti) e che a dovere si impennano e si riempiono di sfumature a volte avant-rock con tendenze “post”, altre più intimiste a metter in luce l’anima cantautoriale, che alla fine risulta quella predominante.

Il gruppo torinese si forma nel 2006 su inziativa del chitarrista e cantante Lukasz Mrozinski e del sassofonista e chitarrista Eros Giuggia; completano la formazione Fabio Prettico alla batteria e Alessandro Baudino al basso. Il debutto avviene nello stesso anno con l’Ep laportasiaprìconmoltorumore, a cui seguirà nel 2008 il secondo lavoro imbarcoimmediatoin7minuti.

A quattro anni di distanza arriva un album che brilla per l’accuratezza degli arrangiamenti (un grande merito va soprattutto alla gestione del sassofono) e la tensione di fondo che caratterizza i sette brani e mette maggiormente in risalto l’aspetto vocale, soprattutto nei momenti più minimali e intimisti.

La prima traccia Imperferzione dopo un breve intro rumoristico vede la batteria lanciarsi in un veloce e minimale loop incalzante; si fonde in modo impeccabile con il perfetto contrasto fra voce principale e controcanto baritonale e con le chitarre dilatate nelle strofe e più “ritmiche” nel ritornello, che risulta decisamente più pieno e fastoso. La seconda parte merita una nota di merito per il modo in cui si inserisce il sax, che detta qua i ritmi, e per la rottura dello schema strofa-ritornello con un finale convulso, più “urlato” ma soffocato.

Si cambia registro con Helika, un pezzo più intimista e dall’attitudine acustica e che mette in risalto le qualità cantautoriali della band: un inizio di chitarra che si intreccia con il pianoforte dell’ospite Daniel Benoit e la voce trattenuta e calda di Lukasz coadiuvata dalla controvoce dell’altra ospite Valentine Cerette; una canzone molto d’atmosfera e che tocca il picco emozionale sulle parole “Vorrei non svegliarmi senza te, come l’alba io ti porto via con me”.

(Ri)torna è il momento più noir dell’album e vede ancora protagonista il sax, profondo e solenne, che dilata i tempi anche degli altri strumenti; è qui che viene fuori la tendenza ad un post-rock avanguardistico. Un minimalismo inquietante pervade la prima parte di Il Sole e la Sorte, che lentamente cresce nel ritornello che ha una sezione ritmica più “aggressiva”; nel finale torna la quiete e aumenta anche il livello delle distorsioni che contribuiscono a valorizzare l’efficacia delle parole “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Un plauso lo merita ancora una volta il duetto di voci che si alternano e si sovrappongono in maniera encomiabile.

Oceanomare (ispirata al romanzo di Baricco) è un altra piccola perla che riprende un po’ lo stile di (Ri)torna ma in cui lo stampo jazzistico risulta decisamente più pesante; la band non smette di sorprendere e con Lapis raggiunge un nuovo vertice. Il pezzo ha un doppia linea: la base semplice con chitarra e voce e un’altra linea musicale a sovrapporsi con sonorità cristalline e che si alterna e fonde con subliminali distorsioni e lamenti vocali. Semplicità e sofisticatezza allo stesso tempo. Si chiude con Ivre che all’inizio sembra prendere nuovamente una piega minimalista, ma poi prende lo slancio che porterà ad una lunga cavalcata piena di accelerazione e rallentamenti.

I Merçe Vivo offrono molti spunti interessanti con questo nuovo disco e dimostrano le loro capacità di scrittura e composizione, oltre che tecniche. Il gruppo riesce meglio soprattutto nei pezzi più scarni e in quelli di stampo più avanguardistico e sarebbe interessante vedere sviluppata questa attitudine per i prossimi lavori.

Grazie


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