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Italian Giallo – Stefano di Marino

Stefano Di Marino è uno scrittore brillante che si occupa principalmente di narrativa di spionaggio (la serie Il Professionista), e che ha avuto la fortuna di essere ragazzo negli anni ’70, l’epoca d’oro di quel genere, denominato dalla critica straniera come Italian Giallo.
Si andava di nascosto a vedere quei film, senza dire niente a mamma e papa. Erano pellicole di contrabbando, cinema del sesso deviato, della perversione, del feticismo per la morte, cinema della follia.
Qualche titolo, così senza anestesia, per rinfrescare la memoria? Avete mai sentito parlare di 6 Donne per l’assassino, Tutti I Colori del Buio o Sette Note in Nero? Avete mai sentito parlare di Profondo Rosso?

Italian Giallo è anche il nome del nuovo libro di Stefano Di Marino, pubblicato da Cordero Editore, una manuductio sul giallo all’italiana che non ha l’ambizione di essere un’opera esaustiva, evitando infatti l’analisi accurata di tutti i film del filone, ma un’intensa panoramica che cerca di rintracciare argomenti e metodi di esecuzione del genere.

Stefano Di Marino ha la capacità di mostrarci la precisa evoluzione del Giallo, disegnandone una chiara linea temporale che va dai precursori degli anni ’60 ai gotici, passando dal cinema di Mario Bava, fino ai thriller di derivazione francese e hitchcockiana, per poi arrivare all’esplosione del genio di Dario Argento nel 1970 (anno d’uscita dell’Uccello dalle Piume di Cristallo) e alle sue mille riproduzioni, al cinema dei maestri Fulci, Lenzi e Sergio Martino, alle bizzarre variazioni e alle contaminazioni con l’horror avvenute negli anni ’80, fino al suo lento e fatale declino.

Con una visione sinottica si vanno a toccare altri fenomeni legati a questo tipo di giallo: i famosi fumetti neri (Diabolik, Kriminal, Satanik), i cineromanzi che, a differenza dei prodotti cinematografici, non sembrano aver superato il loro tempo e gli sceneggiati TV, la versione purgata del genere, dove tutto quello che era sesso e sangue veniva tagliato via.

E’ impossibile ricondurre a formula il Giallo. Certamente alcune sue componenti sono riconoscibili come le soggettive dell’assassino e i sui guanti neri che brandiscono un’arma da taglio, l’erotismo che si confonde continuamente con l’atto di morte o l’espediente narrativo del “particolare dimenticato” ( l’occhio dello spettatore vede un dettaglio a inizio del film ma il regista solo nel finale ne rivelerà la sua importanza). Tuttavia in ogni film agiva qualcosa di occulto e deviato, uno spirit del tempo con cui ancora oggi entriamo in risonanza ad ogni visione e ci attrae ed eccita mortalmente.

Italian Giallo è un’introduzione al genere che mancava al mercato editoriale italiano (mentre all’estero è pieno di pubblicazioni sull’argomento). Un saggio gustoso da leggere più e più volte, magari dentro una stanza chiusa a chiave dal di dentro, in compagnia dei peggiori dei nostri vizi.

Grazie


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