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Cristiano De Andrè Live @ Teatro Dal Verme, Milano – 22/04/13

Dopo il doppio cd “DeAndré canta DeAndré”, Cristiano torna alla sua musica, che presenta nella prima parte di questo catartico concerto.

Una sorta di ritorno all’indipendenza e alla vita per il figlio di Faber, la cui storia sembra raccontare, come lui stesso confessa al pubblico, la difficoltà di essere il figlio di un artista assoluto. “Vivere con un genio non ti dà la possibilità di crearti il complesso di Edipo…”. L’ormai cinquantenne Cristiano è apparso più volte negli anni tra le notizie di cronaca per alcol, droga, violenza. Lo scorso gennaio arrivarono notizie addirittura di un suo ricovero per una crisi di nervi. Insomma, deve essere davvero complicato cercare di essere qualcuno musicalmente, con a fianco una presenza così ingombrante.

Non nego che io stesso ero al Dal Verme prima di tutto per ascoltare DeAndré padre, attraverso l’incredibile voce di Cristiano e la sua eredità preziosa. Chiudo gli occhi e rivivo il più grande cantautore italiano. Ha qualcosa di incredibile e miracoloso.

Cristiano racconta che a casa suo padre gli diceva di spegnere lo stereo con quella merda di Bowie, Reed, Dylan… racconta di suo nonno, a cui Fabrizio promise (e mantenne) sul letto di morte di non bere più…racconta e confessa umilmente tutta la sua debolezza “che ha fatto male solamente a se stesso”. Anche se oggi sembra sereno, felice di essere sul palco, appesantito di 18 kg dopo aver smesso di fumare e scommesso sul suo futuro e quello delle sue figlie che lo incoraggiano dalle file del Dal Verme. Presente in sala anche Dori Ghezzi, affettuosamente chiamata “matrigna”, e Alba Parietti, amica a lui sempre vicina.

Il pubblico fa sentire tutto il suo calore, in un abbraccio che sembra più affettuoso che in qualunque altro concerto. Un pubblico che sembra essere lì più per applaudire il suo coraggio, la sua tenacia, la sua rinascita, che la sua musica.

Il primo tempo è di Cristiano e del suo ultimo album. Il secondo è tutto di Fabrizio. Si alternano capolavori musicali, da “Se Ti Tagliassero A Pezzetti” a “Nella Mia Ora Di Libertà”, da “Smisurata Preghiera” a “Creuza De Mar”, da “Amico Fragile” a “Fiume Sand Creek” fino a “Bocca Di Rosa”, che chiude il concerto di Cristiano, provato nel fisico e nella parola. La band (chitarra, basso, batteria e tastiere) è sempre accompagnata da Cristiano, musicista e virtuoso, che si esibisce con sicurezza alle chitarre, alle tastiere e al violino.

Non c’è, durante la serata, tutto l’immenso sapore popolare, folkloristico, poetico, intimista di suo padre. La musica di Fabrizio è semplificata e volutamente modernizzata “per permettere ai più giovani di apprezzare”. Lo spettacolo è comunque intenso, misto di nostalgia per il passato e di dolce affetto per il presente. Ma, nonostante tutto, il più grande motivo per essere lì, è ancora Fabrizio DeAndré. E forse non poteva che essere così.

Grazie


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