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Be Normal! Daimon Project – Teatro Sotterraneo

Ci sono momenti in cui coloro che stanno in scena e coloro che stanno in platea sentono istintivamente di condividere qualcosa. Come se si aprisse un secondo canale di comunicazione, una strisciante e silente empatia, un tacito accordo tra pari. Si può definire contesto, mondo morale, comune consapevolezza di trovarsi sulla stessa barca. È come se con un gioco di sguardi finalmente ci si accorga del proverbiale elefante nella stanza. Spesso è una zona che si cerca di raggiungere a forza, si tende e scolpisce la propria arte per farla entrare nello stretto canale che va a toccare le corde più sensibili del pubblico. Tanti giocano carte truccate per arrivarci. A volte invece tutto questo si crea naturalmente, tutto sommato semplicemente. Vuoi perché il consesso è ristretto e fortemente caratterizzato, vuoi perché il contesto non permette vie di fuga tanto è stringente e ingombrante, vuoi perché chi sta in scena è semplicemente molto bravo a crearlo. Sul palco di Short Theatre, Sara Bonaventura e Claudio Cirri di Teatro Sotterraneo hanno saputo sfruttare un po’ di tutte queste cose insieme.

Be Normal! Daimon Project è un orologio che scandisce una giornata di ordinaria vita difficile di una giovane coppia. Una serie di quadri, situazioni, venate di surreale ironia e continua ricerca della comprensione e della collaborazione del pubblico. Un po’ messa in scena distorta della lotta quotidiana per un salario, un po’ istruzioni per il soffocamento di quel daimon che ti suggerisce la distanza tra il reale e l’immaginario, tra la volontà di distinzione e promozione che ognuno coltiva e la necessità quotidiana di scender a patti con l’attualità e la desolante realtà delle cose. Lo spettacolo va avanti per episodi, costruito con la collaborazione di proiettore e microfoni, uscite di scena che raramente sono tali, essendo sempre presente, almeno con la voce, l’attore. Si entra e si esce dai personaggi, si entra e si esce dalla storia, creando così una composizione giustapposta i cui legami a volte appaiono leggermente sfilacciati ma senza che questo pregiudichi il senso o la godibilità dello spettacolo.

Lo spettacolo di Teatro Sotterraneo entra così in quella zona di confine e di empatia con lo spettatore naturalmente, senza ricercarne furbescamente l’apprezzamento. Lo fa grazie alla sua sensibilità pop, alla sua consapevolezza che se, come ammoniva Flaiano, «la situazione è tragica ma non è seria» non si può raccontarla rinunciando a un sorriso ironico.

Grazie


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